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martedì 21 maggio 2019

Quella sospensione uno spropositato avvertimento. Il caso di Palermo, questione cruciale per scuola e democrazia

Avvenire
La sospensione della professoressa di Palermo con la motivazione di non aver vigilato sul lavoro degli studenti intorno alle leggi razziali, accostate ai decreti “anti-immigrati” di oggi, presenta molti aspetti paradossali. Uno fra questi è il rischio che migliaia di insegnanti possano in futuro ricevere le stesse sanzioni. 


Il provvedimento – inaudito e sproporzionato, senza la gradualità prevista – sembra infatti un avvertimento a tutta la scuola. L’accostamento tra le leggi razziali e il decreto sicurezza, che ha provocato la sospensione della docente da parte dell’Ufficio Scolastico Provinciale, è stato infatti proposto dai ragazzi stessi, che hanno liberamente espresso la loro opinione. 

Se il dovere degli insegnanti è quello di far pensare criticamente gli studenti, in che cosa avrebbe sbagliato la professoressa che ha dichiarato di non aver nessun intento politico? La ricerca degli studenti per il Giorno della memoria era stata preceduta dalla lettura dei libri di Lia Levi e di Liliana Segre, oltre che dei giornali dell’epoca. Riflettere sulle leggi razziali porta a capire che toccare i diritti fondamentali delle persone significa incrinare la dignità umana, la convivenza sociale e la stessa vita democratica. 

Non si tratta di paragonare in modo improprio eventi incomparabili, ma di discutere sulla morale che deve orientare le norme, la legge della coscienza come base del diritto positivo e delle scelte dei governi.

Il tema del respingimento di chi bussa alle frontiere si presta al dibattito, non perché la storia si possa ripetere automatica-mente, e tanto meno perché i giovani africani di oggi possano essere paragonati in blocco agli ebrei in fuga dalla persecuzione di allora, ma per riflettere sul rapporto tra “noi” e gli altri, tra lo straniero come nemico oppure come fratello in umanità e soprattutto sul nostro coinvolgimento nelle vicende degli altri: indifferenza o impegno? 
Accogliere o respingere? Ci sono analogie o differenze col passato? Le leggi di oggi sono veramente giuste o no? 

Il miglior modo di preservare la memoria, come insegna Primo Levi, è proprio individuare i meccanismi – di discriminazione, indifferenza, esclusione – che possono ripetersi e colpire singoli e gruppi togliendo loro diritti.
La professoressa di Palermo ha fatto leggere, riflettere e discutere gli studenti, che hanno espresso il loro pensiero con la semplificazione dei quattordicenni. A questo serve la Storia, e a questo dovrebbe servire l’Educazione civica di cui proprio in questi giorni il Parlamento sta approvando la riforma: formare il pensiero critico che fa di noi veri cittadini di una democrazia; a meno che non si voglia, invece, formare dei sudditi che non possono criticare il sovrano. 

L’effetto paradossale di questa punizione “esemplare” è di aver dato l’esempio di come la scuola debba continuare a far pensare gli studenti e lasciarli liberi di andare al nocciolo della difesa dei diritti umani senza cedere alle ipocrisie della politica.

Milena Santerini
Pedagogista, Università Cattolica del S.Cuore

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