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martedì 12 settembre 2017

Desmond Tutu a Aung San Suu Kyi: eri la sorella amata, e ora?

Globalist
L'arcivescovo sudafricano rompe il silenzio con una lettera forte e commovente indirizzata alla leader del Myanmar: dimmi, il prezzo più alto per salire al potere è il silenzio sulla pulizia etnica?

Aung San Suu Kyi e Desmond Tutu in una foto del 2015
Anche Desmond Tutu entra in campo e sollecita la leader birmana Aung San Suu Kyi, che ricorda di aver ammirato per la sua rettitudine e tenuto cara come "una sorella amata", a intervenire per porre fine all'"orrore in corso" contro i Rohingya, denunciando l'"accelerazione" delle violenze contro la minoranza musulmana nella regione del Rahkine.

In una lettera aperta indirizzata alla leader birmana l'arcivescovo sudafricano 85enne che si era battuto contro l'apartheid in una lettera indirizzata alla leader birmana, come lui premio Nobel per la pace (1984 lui, 1991 lei) scrive: "Sono ora anziano, decrepito e formalmente in pensione, ma ho deciso di rompere il mio impegno a non intervenire nella vita pubblica a causa della profonda tristezza che provo. Ho tenuto per anni una sua fotografia sulla mia scrivania, per ricordare l'ingiustizia e i sacrifici che ha sopportato per il suo amore e impegno per la gente del Myanmar. Era il simbolo della rettitudine", 

scrive. 

"Il suo coinvolgimento nella vita pubblica ha allentato le nostre preoccupazioni sulla violenza perpetrata contro i Rohingya. Ma quello che alcuni chiamano 'pulizia etnica' e altri 'un lento genocidio' prosegue, e di recente è accelerato. E' incongruo che un simbolo di rettitudine guidi un tale paese. Se il prezzo politico della sua salita all'ufficio più alto del Myanmar è il suo silenzio, il prezzo è di certo troppo cospicuo. Un paese che non è in pace con se stesso, che non riesca a riconoscere la dignità e il valore di tutta sua gente, non è un paese libero", conclude

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