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giovedì 21 settembre 2017

Cresce nel mondo il numero dei Paesi che perseguitano gli attivisti per i diritti umani

Globalist
Il rapporto del Consiglio dei diritti dell'Uomo dell'Onu rivela che 29 Paesi sono colpevoli di pressioni, minacce e violenze. Tra essi anche nove
componenti lo stesso organismo.


Cresce il numero dei Paesi in cui i diritti dei militanti per i diritti umani sono oggetto di repressione e violenza. Secondo l'ultimo rapporto del Consiglio dei diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite, questi Paesi sono ormai 29 e nove di essi fanno parte di questo organismo dell'Onu. Si tratta di Burundi, Egitto, Ruanda, Cuba, Venezuela, Cina, India, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.

"Questa è una cosa grottesca e totalmente in contrasto con la Carta e allo spirito delle Nazioni Unite, in particolare del Consiglio, che le persone siano punite, sottoposte a intimidazioni o sanzionate per cooperare con il Consiglio dei diritti umani ", ha dichiarato Andrew Gilmour, sottosegretario generale del Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite.


Nel rapporto sono state prese in esame le situazioni di Algeria, Bahrain, Birmania, Eritrea, Honduras, Iran, Israele, Mauritania, Messico, Marocco, Oman, Pakistan, Sri Lanka, Repubblica del Sud Sudan, Sudan, Tagikistan, Tailandia, Turchia, Turkmenistan e Uzbekistan.

Nel rapporto, però, alcune vicende non sono state volutamente approfondite, per proteggere la vittima.

Uno dei casi citati riguarda una attivista del Bahrain, Ebtesam Abdoulhusain Alsaegh Ali, che ha testimoniato davanti al Consiglio sulle violazioni dei diritti umani nel suo Paese e, una volta rientrata nel regno del Golfo, è stata arrestata, picchiata e violentata. 

Altre vittime hanno perso i loro posti di lavoro, hanno avuto perquisiti case o uffici, hanno ricevuto il divieto di lasciare il Paese o hanno avuto la loro attività economica congelata.
Alcuni dei Paesi messi sotto accusa nel rapporto hanno giustificato le loro attività repressive con l'allarme terrorismo o per difendersi da attività di spionaggio. 

Andrew Gilmour, a conclusione della sua esposizione, ha voluito fare un paragone: "bisogna guardare a questi individui (gli attivisti, ndr) come quei canarini che cantano con coraggio nelle miniere di carbone, prima di essere messi a tacere dalla repressione tossica contro la popolazione, i diritti e la dignità, e come un avvertimento lanciato a tutti. "

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