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sabato 16 settembre 2017

Ambiente - I nativi del Perú, avvelenati dai metalli e abbandonati dallo stato

Corriere della Sera
Amnesty International ha accusato il governo del Perú di essersi dimenticato della salute di centinaia di nativi.

Il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani, intitolato “Uno stato tossico”, denuncia l’assenza di cure mediche adeguate in favore delle comunità native di Cuninico ed Espinar, rispettivamente nella regione amazzonica e andina, le cui uniche fonti d’acqua sono contaminate da metalli tossici dannosi per la salute umana.




Dal 2014 l’acqua del fiume che scorre nella comunità di Cuninico (nella foto), ha iniziato ad avere uno strano odore. Le donne hanno raccontato di avere crampi allo stomaco, bruciore alle vie urinarie, irritazioni cutanee e aborti. I loro figli presentano molti sintomi analoghi e a scuola non riescono a rimanere concentrati.

Uno studio eseguito quell’anno dall’Autorità regionale per la salute (Diresa) ha rivelato che i livelli di alluminio e di idrocarburi da petrolio nelle acque di Cuninico eccedevano quelli ammessi per il consumo umano.

Due anni dopo, nel 2016, uno studio del ministero della Sanità peruviano ha reso noto che più della metà dei residenti della comunità aveva livelli anormali di mercurio nel sangue e che livelli allarmanti di cadmio e piombo erano stati rinvenuti anche nei bambini. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’esposizione al mercurio e al piombo può causare gravi problemi di salute e danni irreversibili allo sviluppo fetale.

La risposta dello stato peruviano è stata ampiamente inadeguata. Nonostante nel 2017 il governo abbia proclamato lo stato d’emergenza per la salute pubblica, non è stato preso alcun provvedimento per fornire cure mediche alle comunità colpite e rimediare alla contaminazione delle acque.

Le comunità sono costrette a raccogliere l’acqua piovana per il consumo domestico e a bere quella contaminata del fiume quando le piogge sono insufficienti. L’ambulatorio medico più vicino a Cuninico è a un’ora e mezza di distanza se si percorre con un’imbarcazione veloce e non ha in servizio specialisti in grado di curare persone esposte a metalli tossici.

Nella provincia di Espinar, situata nella regione andina, la situazione è analoga.

Studi condotti dalle autorità statali hanno rilevato che alcune comunità sono state collettivamente esposte a metalli pesanti e ad altre sostanze chimiche e che le loro uniche fonti d’acqua sono contaminate.

Le donne della comunità di Espinar lamentano costanti mal di testa, dolori allo stomaco, diarrea, bruciore agli occhi, difficoltà respiratorie e problemi ai reni.

Già nel 2010 uno studio realizzato dal Centro nazionale per la salute nel lavoro e la tutela della salute ambientale aveva rilevato che quasi tutti i membri delle comunità che erano stati sottoposti a esami avevano presenza di piombo, cadmio, mercurio o arsenico nel sangue. La prolungata esposizione a questi metalli tossici è causa conclamata di una serie di problemi cronici di salute tra cui perdita di memoria, infertilità, perdita della vista, diabete, disfunzioni epatiche e renali e cancro.

Lo stato peruviano è venuto ampiamente meno al suo obbligo di proteggere le comunità native di Cuninico ed Espinar e garantire il loro diritto alla salute. Ora deve rimediare, assicurando che queste comunità abbiano accesso ad acqua pulita e individuando e rimuovendo le cause della contaminazione.


Riccardo Noury

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