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sabato 24 novembre 2018

Guerre dimenticate - Yemen. "Non arriviamo sui barconi, perciò siamo invisibili"

Il Manifesto
Mentre ad Hodeidah gli Houthi accoglievano l'Onu e davano il loro via libera al dialogo, a Roma Med 2018 si è parlato del paese dimenticato e degli interessi globali intorno alla guerra. 




"Dal mio paese non arrivano in Europa barconi di fuggitivi. Ecco forse perché è a lungo mancata la volontà di risolvere questa guerra che, secondo me, è stata il prezzo pagato per l'accordo con l'Iran. In cambio del quale l'allora presidente statunitense Barack Obama ha dato il via libera in Yemen ai sauditi, storici alleati". 

È molto polemico l'analista yemenita Farea al Muslimi, relatore ieri a uno degli eventi di Rome Med 2018 - Dialoghi mediterranei, organizzato dalla Farnesina e dall'Ispi.

Tra poche settimane si aprirà in Svezia un nuovo negoziato sulla peggiore catastrofe umanitaria di questi anni: ieri l'inviato Onu Griffiths era nella città di Hodeidah dove ha ottenuto dai ribelli Houthi il sì al piano delle Nazioni Unite. Da fine marzo 2015 una coalizione a guida saudita ed emiratina bombarda indiscriminatamente il paese, in appoggio al governo del presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi, considerato legittimo dalla "comunità internazionale" (ma alle elezioni era stato candidato unico e le sue funzioni dovevano essere a interim), contro gli Houthi che Riyadh considera longa manus di Tehran. Hodeidah continua a essere bombardata dalla coalizione e se il suo porto smettesse di funzionare, avvertono le agenzie dell'Onu, lo Yemen non riceverebbe più né gli aiuti sanitari e medici né il combustibile necessario a estrarre acqua vitale da pozzi profondissimi.

Comunque, l'omicidio del giornalista saudita Jamal Kashoggi (a suo tempo sostenitore delle bombe sullo Yemen) sembra aver attirato l'interesse anche sulla povera repubblica yemenita. 

Antonia Calvo-Puerta, capo delegazione della Ue per lo Yemen, ha spiegato nel corso dell'incontro romano la complessità della frammentazione interna al paese precisando però che "se finissero le interferenze esterne, il conflitto interno sarebbe risolto in pochi mesi". Nei negoziati, "la strategia europea prevede di parlare con tutti. 

È stato un grande errore non parlare con gli Houthi, sono in una fase di disponibilità a compromessi ma chiedono garanzie e osservatori per essere certi di non subire un genocidio".

Mentre l'Italia continua a fare il pesce in barile, la Danimarca ha appena sospeso future approvazioni di esportazioni militari a Riyadh; forse un indizio, tra gli altri, della "consapevolezza da parte di certi paesi europei che fra qualche tempo potrebbero incorrere in seri problemi. Sono in ballo crimini di guerra", ha fatto osservare Calvo-Puerta. Sottolineando che "questa guerra è un colpo terribile all'immagine" per quelli che chiama comunque "i nostri alleati nella regione": sauditi e soci.


Marinella Correggia

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