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mercoledì 17 dicembre 2014

Consiglio d'Europa in Ungheria diritti umani a rischio. Minacciata la libertà di stampa.

EuroNews
Lo stato del pluralismo e della libertà di espressione dei media ungheresi preoccupa il Consiglio d’Europa, che ha pubblicato un rapporto di 44 pagine sulla situazione nel Paese.
Nel testo l’organizzazione con sede a Strasburgo chiede a Budapest di astenersi dall’adozione di misure liberticide nei confronti della stampa

La crociata di Orban contro i media inizia nel 2010, quando forte della maggioranza di 2/3 in Parlamento il Governo adotta una controversa riforma. Criticata da opposizione, Ong e non ultimo da Bruxelles. Nel 2014 arriva la tassa sugli spazi pubblicitari che colpisce soprattutto il gruppo editoriale RTL, noto come voce indipendente.

Da Strasburgo arrivano critiche al Governo anche sulla sua azione contro la diffusione dell’antisemitismo e dell’intolleranza, crescente, verso i Rom. A preoccupare è soprattutto l’alleanza tra il partito dell’ultradestra Jobbik e alcune formazioni paramilitari protagoniste di azioni violente ai danni di Rom e immigrati.

Il Consiglio d’Europa denuncia, inoltre, la politica di asilo e quella per i rifugiati del governo Orban, che spesso ricorre a detenzioni arbitrarie dei migranti in arrivo nel Paese.

Euronews ha intervistato Nils Muiznieks, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa autore del rapporto.

Euronews
Lei è stato in Ungheria a luglio. Crede che gli ungheresi abbiano accesso a un’informazione libera e imparziale?

Nils Muižnieks
Per prima cosa va detto che la legislazione prevede pene molto severe per i giornalisti autori di violazioni, di ogni genere. E credo che questa sia la prima cosa da cambiare. Perché queste cose hanno un effetto negativo sulla libertà dei media e sulla loro capacità di espressione. Poi si dovrebbe pensare alla depenalizzazione della diffamazione, attraverso l’imposizione di pene pecuniarie proporzionate.
Esistono poi delle restrizioni che colpiscono gli spazi pubblicitari di alcuni media, alcuni dei quali vivono solo grazie a questi

Euronews
I giornalisti ungheresi sono in grado di lavorare senza pressioni politiche?

Nils Muižnieks,
Ho letto diversi rapporti che sottolineano la presenza di forti pressioni. In quei testi si parla di giornalisti fermati e rilasciati per aver scritto in modo critico del Partito al Governo. Esistono, poi, tantissimi casi di diffamazione ai danni di giornalisti autori d’inchieste.
Si, le pressioni esistono. Credo che per il Governo ungherese sia davvero urgente passare a promuovere il pluralismo dei media e risolvere in modo serio queste problematiche.

Euronews:
Crede che la cosiddetta tassa sulla pubblicità sia una questione puramente finanziaria o politica?

Nils Muižnieks
Credo che ormai sia diventata una questione soprattutto politica, considerato il contesto generale mediatico caratterizzato dalla paura di perdere il pluralismo. Il fatto, poi, che la legge leda gli introiti di media specifici, o anche di un media specifico, allora si pongono domande specifiche sul fatto che si stia agendo per colpire una particolare testata.

Euronews
Il governo ungherese condanna i contenuti razzisti e antisemiti. Ma crede che stia facendo abbastanza per fermare la discriminazione e gli estremismi?

Nils Muižnieks
Sono preoccupato dalla presenza di deputati di estrema destra, nel Parlamento ungherese. Il loro Partito, Jobbik, si è spesso espresso con toni antisemiti e discriminatori contro le popolazioni Rom. Mi spaventa anche la cooperazione tra Jobbik e formazioni paramilitari, protagonisti di azioni punitive e intimidatorie contro gruppi di nomadi.

Euronews
Come giudica la situazione dei richiedenti asilo in Ungheria?

Nils Muižnieks
La problematica piu grande dal mio punto di vista è la detenzione spesso arbitraria dei richiedenti asilo. Non è chiaro perché alcuni vengano fermati e altri no. Così come il limitato uso di altre soluzioni. Credo che l’Ungheria dovrebbe sviluppare meglio politiche di lungo termine per cercare una soluzione al problema dell’integrazione.
Altrimenti i migranti non si fermeranno, ma si sposteranno verso altri Paesi. E questo perché non vedono opportunità in Ungheria.

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