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mercoledì 31 dicembre 2014

Mafia capitale, si cerca di mettere una toppa ai buchi dell'emergenza freddo. Un morto di freddo all'Esquilino

Redattore Sociale
Centinaia di posti di accoglienza notturna ancora bloccati per l’indagine su “Mafia Capitale”: si cercano alternative in altre strutture. Radicchi (Help Center stazione Termini) chiede una pianificazione certa: “Ma dobbiamo chiederci quanto davvero vogliamo investire sugli emarginati, che non portano voti”
Roma - In azione per “mettere una toppa” al blocco dei posti previsti dal Piano freddo, tuttora bloccati come effetto collaterale dell’indagine su “Mafia Capitale”. Temperature rigide a Roma e piena emergenza per le persone senza dimora e in condizioni di povertà estrema, con la nuova responsabile dell’assessorato alle Politiche sociali, Francesca Danese, che chiede la collaborazione del mondo dell’associazionismo e di quello religioso, con l’appello rivolto alle parrocchie di offrire supporto nell’assistenza. Viste le condizioni date, un impegno da apprezzare, secondo Alessandro Radicchi,che è presidente dell’Osservatorio sul disagio nelle stazioni e a Roma è responsabile dell’Help center della stazione Termini, collegato al centro diurno “Binario 95”. Radicchi spiega la situazione attuale ma soprattutto allarga lo sguardo pensando al futuro, illustrando ciò che servirebbe e chiedendo: “Vogliamo davvero investire sugli emarginati che non portano voti?”

“Il nuovo assessore si muove con il massimo impegno e si sta confrontando con tutto il terzo settore: il problema è che ci troviamo davanti un’emergenza notevole e bisogna correre ai ripari con soluzioni estreme”. Quest’anno il Piano freddo prevedeva 800 posti in più rispetto al passato, ma la programmazione effettuata in anticipo è saltata di fronte alle conseguenze dell’indagine su “Mafia capitale” che tiene bloccati (per verifiche sulle cooperative coinvolte) almeno 500 di quei posti, per di più per la quasi totalità riferiti ad accoglienze notturne, quelle di cui si sente maggiormente il bisogno. “Bisogna mettere le toppe – dice Radicchi – e fare di tutto, anche l’apertura notturna delle stazioni delle metropolitane, che peraltro è evidentemente solamente un palliativo”.

Il vero problema è la carenza di strutture adatte. Per trovarle le strade sono diverse. C’è la via del coinvolgimento religioso, cioè conventi e strutture non utilizzate, oltre che le parrocchie: secondo Radicchi potrebbe essere possibile supportare le parrocchie che scegliessero questa strada mettendo a disposizione degli operatori specializzati, “anche di concerto con la Santa Sede, visto che l’elemosiniere aveva fatto sapere che mettere a disposizione della liquidità per questo problema non sarebbe stato un problema”. Dieci parrocchie con dieci posti ciascuna sono già cento posti: C’è poi da esplorare la via di possibili accordi con militari (Esercito e non solo) e con la Protezione civile. E poi la ricerca di alberghi abbandonati o vuoti, con appositi accordi con le relative proprietà.

Ma dal responsabile dell’Help Center della stazione Termini arriva anche una domanda: “Bisogna capire una volta per tutte quanto si vuole investire sugli emarginati di cui quasi nessuno si occupa e che non portano voti”. E riferendo il caso di un uomo “che solo alcuni giorni fa, dopo otto anni di lavoro, siamo riusciti a convincere ad accettare un’accoglienza e un’assistenza medica”, spiega meglio: “Alcune persone, che hanno situazioni particolarmente gravi, hanno bisogno di alte professionalità per periodi lunghi di tempo per essere avvicinate e accolte: poiché anche questo è un costo (un operatore, a 15 euro l’ora, per 4 ore a settimana, cioè 200 all’anno, pesa 3.000 euro), dobbiamo capire se consideriamo ne valga la pena”. In pratica, dice Radicchi, va trovata la giusta via di mezzo fra la necessità di prestare assistenza e quella di evitare di accanirsi su chi non vuole essere assistito: tutto questo però dentro un sistema che al momento svolge soprattutto un servizio di pura emergenza.

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