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giovedì 18 dicembre 2014

Pakistan: revoca moratoria e torna la pena capitale per terrorismo. HWR scelta populista non soluzione

L'Huffington Post
Torna la pena di morte in Pakistan per i casi di terrorismo. È questa la prima reazione ufficiale del governo di Islamabad alla strage di bambini compiuta dai talebani nella scuola pubblica militare di Peshawar. "Il primo ministro ha approvato la revoca della moratoria delle esecuzioni capitali per i casi di terrorismo", ha detto un funzionario dell'ufficio di Nawaz Sharif. 

La moratoria è in vigore dal 2008. Solo una persona è stata giustiziata da allora: un militare condannato dalla corte marziale e impiccato nel novembre 2012. Amnesty International ha stimato in oltre 8.000 i detenuti nel braccio della morte.
I talebani pakistani, intanto, minacciano nuovi attentati come "vendetta" per le operazioni dell'esercito nel nord-ovest, esortando i civili a evitare scuole e altre sedi militari. La minaccia è contenuta in un comunicato inviato a giornalisti all'indomani della strage. Nel documento di quattro pagine il gruppo armato estremista Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP) chiede ai civili e ai loro bambini di non frequentare scuole e istituzioni gestite dai militari. Oggi tutto il Paese piange i 142 morti della strage più terribile della storia del Pakistan. Tra quei morti ci sono almeno 132 bambini. I feriti sono oltre 120, decine quelli in condizioni gravi.
Human Rights Watch: pena morte è scelta populista, ma non soluzione
Revocare la moratoria sulla pena di morte in vigore in Pakistan dal 2008 è una "mossa populista, ma non una soluzione" alla minaccia terroristica. È quanto scrive su Twitter il direttore di Human Rights Watch (Hrw) Peter Bouckaert a commento della decisione del primo ministro pakistano Nawaz Sharif di reintrodurre la pena capitale per i reati terroristici all'indomani del massacro compiuto dai Talebani nella scuola pubblica dell'esercito a Peshawar nel quale hanno perso la vita 144 persone, tra cui 132 bambini. 

Era stata proprio Hrw nel 2008 a chiedere all'allora governo pakistano di Yusuf Raza Gilani di introdurre una moratoria sulle esecuzioni, mantenendola fino all'abolizione della pena di morte per via parlamentare. Attualmente sono circa ottomila i detenuti nel braccio della morte in Pakistan, secondo dati di Amnesty International.

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