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mercoledì 31 dicembre 2014

Carcere 2014: calano del 20% i detenuti e calano anche i reati del 7,7%. Meno carcere più sicurezza?

Radio Vaticana
Nella conferenza stampa di fine anno il premier Matteo Renzi si è soffermato su vari temi e, in particolare, sulle risposte date dal governo per affrontare la crisi del sistema penitenziario. Renzi ha ricordato alcuni dati, tra cui la riduzione del 20% dell'affollamento nelle carceri, l'aumento del 10% dei posti nelle celle e il calo del 7,7% dei reati.
Sono questi miglioramenti sufficienti? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Patrizio Gonnella presidente dell'Associazione Antigone, impegnata nel tutelare i diritti nel sistema penale

"Dei miglioramenti ci sono: nell'ultimo anno sono calati di 10 mila i detenuti. E questo è il segno di una condanna europea che è avvenuta anche perché - lo ricordo - molte associazioni come Antigone hanno presentato centinaia di ricorsi per trattamento inumano e degradante. Avevamo un tasso di affollamento in Europa elevatissimo.

Ci superava solo la Serbia!
Questo non significa che i problemi siano risolti. Abbiamo ancora più detenuti rispetto ai posti letto regolamentari, c'è la questione dell'umanizzazione della vita detentiva, c'è la questione dei diritti, tra cui quelli della salute. La salute va assicurata, tantissimi detenuti ci scrivono perché sono in stato di abbandono terapeutico. C'è ancora un carcere che è organizzato in modo antico.

C'è un dato positivo che rassicura l'opinione pubblica: diminuiscono i detenuti e non crescono i reati. Vuol dire che le politiche che vanno nel segno di una maggiore apertura non producono questioni che ci devono allarmare dal punto di vista della sicurezza".

Questo nonostante la crisi che, invece, potrebbe alimentare i reati...

E questo è segno di una grandissima civiltà. Tutti fanno grande fatica, ma non c'è la tentazione di superare la crisi facendo del male agli altri, rubando agli altri. Io penso - non lo dico perché sono su Radio Vaticana - che un grande contributo sicuramente è di Papa Francesco, perché ha dato un messaggio di solidarietà che è arrivato alle persone. C'è un nesso causale evidente nel messaggio pubblico di quelli che possiamo riconoscere come i grandi opinionisti di massa. E sicuramente, tra questi, c'è il Pontefice. Ci sono anche i massimi vertici dello Stato e ha avuto un grandissimo ruolo in questo senso il presidente Giorgio Napolitano che noi rimpiangeremo: non è frequente che un capo dello Stato, per vari anni, abbia posto il tema della giustizia, del carcere, degli ospedali psichiatrici giudiziari al centro della sua agenda pubblica. L'unico messaggio alle Camere, in dieci anni, è stato su questo terreno, rivolto agli ultimi. Noi dobbiamo evitare, invece, che chi - come nella politica - per prendere quattro voti di più, parli alla pancia delle persone alimentando intolleranza, paura, violenza. Quei discorsi li dobbiamo bandire dal nostro discorso pubblico.

Il premier Renzi ha anche fatto capire che l'amnistia e l'indulto non sono le riposte più adeguate al sovraffollamento nelle carceri...

Noi dobbiamo non emettere provvedimenti emergenziali "una tantum" che poi, tutto sommato, non sono delle vere soluzioni. E noi lo sappiamo. Però, penso che effettivamente un po' sia vero che dobbiamo guardare al sistema nella sua complessità. Ad esempio, ha fatto molto bene al sistema l'abrogazione del reato in ottemperanza all'obbligo di espulsione del questore, per quanto riguarda gli immigrati irregolari. Andare a finire in carcere solo perché non avevi il documento a posto, era un eccesso punitivo e violento nei confronti di chi già proveniva da un percorso di vita fatto di sofferenze. Nel 2011 erano entrate 15 mila persone con questo titolo di reato, nel corso dell'intero anno. Fortunatamente, ora questo titolo di reato non c'è più: quella persona, solo per questo "reato" andava in carcere e conosceva un mondo di criminalità che di certo lo aiutava ad entrare in circuiti di illegalità ben più significativi. È proprio un errore, anche dal punto di vista economico.

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