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lunedì 15 dicembre 2014

Turchia, giornalisti arrestati. Erdogan:«L’Ue pensi ai fatti suoi»

Corriere Della Sera
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha esortato l’Ue ad «occuparsi dei fatti propri» in relazione alle critiche dell’Unione europea sugli arresti di giornalisti compiuti ieri in Turchia. 

Bruxelles, ha avvertito, «non interferisca con le misre intraprese e con lo stato di diritto contro elementi che minacciano la nostra sicurezza».Intanto, tra rigidissime misure di sicurezza, la polizia turca continua gli interrogatori di 24 delle 27 persone arrestate in 13 città nell’ambito di un’operazione che ha preso di mira i media ostili al presidente Recep Tayyp Erdogan.
I giornali nel mirino

Secondo l’agenzia Anadolu, tre persone sono state rilasciate dopo essere state interrogate nella notte. Davanti alla sede della Direzione generale di sicurezza di Ankara, dove si svolgono gli interrogatori, un migliaio di persone hanno inscenato una protesta per chiedere la liberazione dei detenuti. 

Il bersaglio dell’operazione sono il quotidiano più letto del Paese, Zaman, e una serie di altre testate e personaggi dell’impero mediatico Samanyolu, vicino a Fethullah Gulen, il predicatore autoesiliatosi negli Stati Uniti nel 1999, che dopo esserne stato alleato ha lanciato una campagna contro Erdogan, al potere dal 2002. 

Gli arrestati sono accusati di coinvolgimento in una organizzazione terroristica. Fikret Duran, avvocato di Hayrettin Karaca, presidente dell’impero mediatico finito nel mirino della magistratura, ha spiegato che gli interrogatori vertono in particolare sulle serie tv del colosso. Gli arrestati sono alti funzionari di mezzi di informazione, direttori e produttori di popolari serie tv, ma c’è anche qualche poliziotto secondo gli investigatori accomodante nei confronti di Gulen, la cui rete è accusata dal Partito Giustizia e Sviluppo (Akp) di Erdogan di costituire uno «Stato parallelo. Alcuni sono accusati di frode e calunnia.

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