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lunedì 8 agosto 2016

Filippine, vescovi: no a omicidi extragiudiziali. Non perdere l'umanità per la lotta al crimine

Radio Vaticana
“Lasciate che l’umanità che è in noi parli!”. Questo l’accorato appello di mons. Socrates Villegas, arcivescovo di Lingayen Dagupan e presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp), contro la drammatica escalation di omicidi extragiudiziali registrata in questi mesi nelle Filippine.


Lanciata la campagna “Non uccidere”
L’appello, indirizzato in particolare alle forze dell’ordine, ma anche a tutti i cittadini, è contenuto in un messaggio che rientra nella campagna “Non uccidere” lanciata dalla Chiesa filippina per promuovere il rispetto della vita umana e condannare la lunga scia di esecuzioni sommarie contro sospetti spacciatori di droga che sta percorrendo il Paese. Dall’elezione del nuovo Presidente Rodrigo Duterte, lo scorso maggio, oltre 700 i sospetti spacciatori sarebbero stati uccisi senza essere portati a giudizio.

Rispettare i diritti umani anche dei sospetti criminali
Durante la campagna elettorale, l’ex-sindaco aveva giurato “tolleranza zero” contro il narco-traffico e promesso la morte ad almeno 100mila spacciatori. Dichiarazioni che hanno suscitato le preoccupazioni dei vescovi e delle organizzazioni per i diritti umani, ma anche delle Nazioni Unite. “Viviamo in una democrazia e la lotta alla droga deve seguire l’iter giudiziario”, ha ribadito in questi giorni il vescovo di Butuan, mons. Juan de Dios Pueblos. “Il fine non giustifica i mezzi. Se una persona ha sbagliato, devono essere prese misure che non calpestino i suoi diritti umani”, sottolinea, dal suo canto, mons. Teodoro Bacani, vescovo emerito di Novaliches.

Non perdere la nostra umanità nella lotta al crimine
E sull’esigenza di non perdere l’umanità nella lotta il crimine e il narco-traffico insiste il messaggio di mons. Villegas: “L’umanità che è in me piange per i miei simili che non esitano ad uccidere criminali credendo che il loro omicidio serva a combattere il male nel mondo: ogni essere umano intorno a me è mio fratello e mia sorella”, si legge nel testo. “Crediamo veramente – chiede l’arcivescovo – di assicurare ai nostri figli un luogo sicuro se, con la nostra tolleranza di omicidi, gli insegniamo che uccidere un sospetto criminale senza un giusto processo è un modo moralmente accettabile di sradicare il crimine?”. Di qui la preghiera che chi si fa giustizia da solo “ascolti la voce della propria coscienza”, che “la ragione abbia la meglio e che alla fine vinca l’umanità” che è in ciascuno di noi. (L.Z.)

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