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venerdì 5 agosto 2016

Cina: Zhai Yanmin attivista per i diritti umani condannato a tre anni. Processo durato un giorno

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A Tianjin, secondo l’agenzia stampa Xinhua, Zhai Yanmin, attivista per i diritti umani, è stato dichiarato colpevole di sovversione. Per lui è arrivata una pena detentiva sospesa di tre anni, dopo un
processo che è durato un solo giorno. L'imputato non ha avuto il permesso ad essere presente in aula.


Secondo quanto affermato da Xinhua, l'attivista "ha attaccato il sistema legale nazionale e sollecitato l’odio del popolo nei confronti del governo". Inoltre, le autorità giudiziarie cinesi fanno sapere che Zhai ha confessato, in più di un'occasione, di aver tentato di organizzare una "rivoluzione colorata", sul modello di quelle fomentate in Georgia e in Ucraina dopo il crollo dell'Unione Sovietica. 

La decisione della pena sospesa indica la volontà di Pechino di non mostrarsi troppo rigida nei confronti dell'opinione pubblica internazionale. Dunque, Zhai, che ha iniziato a fare politica nel 1989, durante le proteste di piazza Tian’anmen, vivrà in regime di sorveglianza e non potrà incontrare attivisti e giornalisti.

Quello di Zhai è il primo processo dopo una clamorosa operazione di polizia del luglio 2015, decisa da Pechino nei riguardi di presunti dissidenti. In quell'occasione furono fermate circa 300 persone, tra attivisti e legali impegnati nella difesa dei diritti umani. La maggior parte di loro era legato allo studio legale Fengrui, noto per avere tra i suoi clienti l’artista Ai Weiwei e l’economista Ilham Tohti.

Attualmente sono ancora in carcere 20 persone in attesa di giudizio. Tutti sono accusati dello stesso reato di Zhai. Tra queste ci sono personalità importanti dello studio Fengrui, Hu Shigen, Zhou Shifeng e Li Heping.

Molto proteste sono arrivate da varie organizzazioni internazionali. "Se le autorità cinesi sono così sicuri della colpevolezza di questi avvocati per i diritti umani, perché li cerca in segreto?", ha dichiarato Maya Wang, ricercatrice di Human Rights Watch a Hong Kong. Ques'ultima ha aggiunto: "in tutto il mondo sanno che il caso è una farsa".


di Mario Lucio Genghini

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