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mercoledì 22 agosto 2018

Garante detenuti scrive al Viminale sulla nave Diciotti: "Migranti privati di fatto della libertà, viola la Costituzione". A bordo 20 minori non accompagnati.

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Il Garante nazionale, nel seguire la vicenda della nave Diciotti, ormeggiata nel porto di Catania con 177 persone a bordo e priva di autorizzazione allo sbarco dal 16 agosto scorso, in una lettera al Ministero dell'Interno esprime "preoccupazione" per la situazione di stallo, che potrebbe configurare anche una violazione della Carta Costituzionale.


La maggioranza dei migranti sarebbe, secondo quanto risulta al Garante, di nazionalità eritrea e a bordo ci sarebbero oltre 20 minori non accompagnati. "Le persone a bordo della nave - ricorda - si trovano in una condizione di privazione della libertà di fatto: senza la possibilità di libero sbarco e senza che tale impossibilità di movimento sia supportata da alcun provvedimento che definisca giuridicamente il loro stato. Ciò potrebbe configurarsi come violazione dell'articolo 13 della Costituzione e dell'articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU)"

Il Garante ricorda che già nel 2016 l'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per la mancanza di un'idonea base legale per il trattenimento nel 2011 di alcuni cittadini tunisini nel Centro di Lampedusa e in alcune navi ormeggiate nel porto di Palermo.

La prolungata permanenza dei migranti a bordo della nave - a quanto risulta al Garante essi sono costretti a dormire sul ponte e esposti alle condizioni climatiche, in situazione di sovraffollamento e di promiscuità - potrebbe configurarsi come violazione dell'articolo 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) della CEDU, soprattutto se sono coinvolti soggetti vulnerabili come minori o persone traumatizzate

"Ora l'approdo al porto di Catania senza possibilità di sbarco - sottolinea il Garante -, se forse ha ridotto tale rischio di violazione ha anche reso ancor più evidente l'incongrua situazione di privazione della libertà personale. La mancata autorizzazione allo sbarco, con la conseguente impossibilità di valutare le singole situazioni, appare ancor più critica visto che la maggior parte dei migranti sono di nazionalità eritrea, e dunque in 'evidente bisogno di protezione internazionale', secondo la terminologia utilizzata dalla Commissione europea nella procedura di relocation operativa fino al settembre 2017".

Il Garante ricorda che "il trattamento riservato finora ai migranti è in contrasto con la piena effettività del diritto di accedere alla procedura d'asilo. Principio, questo sancito dalla Convenzione di Ginevra, dal diritto comunitario e dalla normativa italiana".

Infine il Garante esprime "rammarico per alcune affermazioni circolate in questi giorni e non smentite che vanno nella direzione della costruzione di una cultura che tende a considerare irrilevante la vita delle persone rispetto al dirimersi di conflitti di responsabilità tra diversi Paesi. La tutela dei diritti fondamentali delle persone non può essere sacrificata per nessun motivo, al di là della ragionevole aspettativa dell'Italia verso una maggiore solidarietà europea in tema di crisi migratorie".

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