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giovedì 27 dicembre 2018

Un'idea statalista e pericolosa dentro l'aumento dell'Ires per il no profit. Aumenta la cultura del sospetto verso "l'Italia migliore"

Huffington Post
Mario Marazziti
Il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli. E si scopre dalla coda. Dei molti problemi contenuti nella Legge di Bilancio, la prima della storia repubblicana che non è mai stata letta e discussa in Parlamento nel testo definitivo e approvata con un voto di fiducia, ce n'è uno, l'ultimo in ordine di scoperta, che si chiama IRES.


Ci sarebbero, certo, altri punti critici, magari. Come il cosidetto "saldo e stralcio", che premia senza tetti e limiti anche chi non paga le tasse non perché è in difficoltà, ma perché da anni conta sul fatto che arriverà prima o poi un governo come questo e, alla fine una gran parte di quelle tasse non le pagherà: e non si tratta né di poveri né di gente o imprese in difficoltà. 


Ma di furbi che fanno sempre pagare agli altri i conti. Ci sono, certo, anche misure confuse e contraddittorie di sviluppo e aggravio insieme, "do e tolgo" alle imprese, ci sono generosità vecchio stile ingiustificate per alcuni privilegiati. Ci sono gli sbilanci di cassa spostati in avanti e sulle generazioni future.

C'è, certo – per citare un altro punto - il problema che, per tenere un punto di propaganda elettorale chiamato "quota 100", alcuni italiani, 315 mila, prenderanno 5 anni di pensione in più rispetto agli altri, quindi avendo dato 5 anni in meno di contributi (che si scaricheranno su tutti noi e generazioni a venire).

Ma l'aumento della tassazione IRES per il non profit contiene un fatto nuovo.

Colpire gli enti assistenziali, ospedalieri e di mutuo soccorso per raggranellare poco piu' di 118 milioni di euro nel 2019 e 158 nel 2020 mette in difficoltà di sicuro "la meglio gioventù", l'Italia migliore, quella che almeno ci salva il Natale e aiuta anche i poveri assoluti, che non rientreranno in nessun reddito di cittadinanza: in gioco non c'e' solamente il bilancio di 153mila enti non commerciali e i servizi alla collettivita' che questi offrono proprio con i margini che derivano dal pagamento dell'IRES al 12 per cento e non al 24 per cento.

E' un attacco diretto agli enti intermedi, contiene l'idea che è meglio che non ci sia niente in mezzo tra capi e "popolo", nella "nuova" politica fatta di tweet e di governi senza filtri. Non c'entra nulla con il principio, assodato, che se un ente ecclesiastico o non profit fa un'attività profit, ci paga le tasse sopra. E' una disciplina già in vigore, dal Governo Monti, che ha imposto il pagamento dell'IMU a tutti gli enti che svolgono attività commerciali.

Qui, oggi, c'è un fatto inedito:"Il nostro Paese sta vivendo un momento difficile, ma non mi sarei aspettato di vedere colpito il volontariato e tutto ciò che rappresenta – ha detto oggi il card. Bassetti-. Si tratta di migliaia di istituzioni senza fini di lucro, che coprono uno spettro enorme di bisogni ed esigenze, da quelle ambientali a quelle sanitarie, da quelle di supporto alla coesione sociale e di contrasto alla povertà a quelle ricreative, culturali ed educative".

E il fatto nuovo, il diavolo che si nasconde nei dettagli, è un'idea più forte dei 276 milioni in due anni tolti a chi già aiuta le persone in difficoltà in Italia. 

Si diffonde cosi' un altro pezzetto di "cultura del sospetto", come se quell'Italia migliore fosse sporca come l'Italia furbetta e, alla fine in ogni aiuto a chi è povero si nasconda un interesse diverso dalla solidarietà e dalla gratuità. E, alla fine, si spinge verso un monopolio di stato proprio delle attività che umanizzano la vita, anche quella pià dura, in maniera non burocratica, ma personale, e che rendono meno frammentata la nostra società. E' un'idea ignorante e pericolosa. Si sarebbe detto una volta che dietro all'aumento dell'IRES c'è una idea "stalinista". E in Italia non era mai successo. Siamo ancora in tempo per fermarlo, in un Parlamento non notarile.

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