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domenica 17 gennaio 2016

Rifugiati, Svizzera come Danimarca: confisca beni per 'spese accoglienza'. "Dopo i trafficanti ho dato metà del mio denaro agli svizzeri"

La Voce
Gli elvetici minimizzano: ‘Norma in vigore dal 1992’
Bruxelles (Svizzera) - Mentre nel resto dell'Europa suscita clamore il dibattito, al Parlamento danese, sulla confisca dei beni dei migranti, si scopre che una misura analoga, con la cavillosità e la mentalità contabile che la contraddistingue, la Svizzera la adotta da diversi anni. Lo si è saputo ieri sera, grazie alla trasmissione 10x10, della TV pubblica in lingua tedesca.

Ad affermarlo un profugo siriano, il quale ha raccontato di aver dovuto consegnare, alle autorità elvetiche, metà del denaro che gli rimaneva, dopo aver pagato i trafficanti di uomini per l'arrivo, in terra svizzera, di lui e della sua famiglia. Una fattura di di 2387,55 franchi, come ha mostrato il profugo in televisione, da cui sono stati dedotti 1380 franchi. La Confederazione gli ha rilasciato una ricevuta, afferma sempre l'uomo. Va detto che, nel caso in cui lo straniero lasci volontariamente il territorio svizzero nel giro 7 mesi, potrà recuperare quella sorta di cauzione.

"In Svizzera è una prassi in vigore dal 1992", spiega a Repubblica Salvatore Pitta', coordinatore elvetico della rete internazionale Welcome to Europe, che assiste migranti e rifugiati in 35 Paesi, informandoli dei loro diritti. "Noi, a partire dal '98 abbiamo condotto una campagna contro questa legge, adottata dal Parlamento svizzero,senza grande discussione", aggiunge Pitta'.

Come mai il caso danese sta suscitando un putiferio, mentre Svizzera sono quasi 25 anni che va avanti una pratica del genere? "Direi perché, negli ultimi due anni, finalmente chi si prende cura dei profughi viene ascoltato molto più di prima".

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