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venerdì 15 gennaio 2016

Brasile, Il vescovo Verzeletti: "Piango nell'Inferno dantesco delle carceri. Nella loro miseria vedo la mia e la nostra miseria"

La Stampa
Dom Carlos Verzeletti, vescovo di Castanhal in Brasile, racconta la situazione dei penitenziari: "Nella loro miseria vedo la mia e la nostra miseria perché siamo tutti miserabili". 



In questo Anno della Misericordia ha firmato un decreto per la costruzione di una chiesa dedicata al beato Paolo VI e ha rilanciato l'impegno per la "Tavola della Carità".

"L'Anno santo della Misericordia ci chiede di aprire le porte del nostro cuore, delle nostre case, delle nostre comunità agli esclusi e scartati dalla nostra società". Dom Carlos Verzeletti è un pastore tra la gente: in Brasile dal 1982, dal 2004 guida la diocesi di Castanhal nello stato del Parà. Ogni anno nella prima settimana di ottobre, entra in tutte le 13 carceri del territorio, perché "è sempre un momento di grazia. Un'esperienza unica che mi fa toccare e riconoscere nella loro carne la presenza viva di Gesù che si identifica con loro".

La situazione delle case penali non è certo delle migliori. "Il quadro che incontro in alcune celle - racconta dom Carlos - mi ricorda le immagini dell'Inferno dantesco: il volume altissimo di due o tre televisori, la più turpe pornografia sulle pareti, l'odore acre che esala dalla loro carne, gli avanzi gettati nel corridoio che marciscono nell'acqua ristagnante; le urla e le volgarità di chi gioca a carte si mescolano con quelle degli esorcismi dei proseliti delle chiese pentecostali che rifiutano la nostra presenza".

Ogni volta è un nuovo inizio. "Ho la sensazione che sto scendendo nel più basso e mortale gradino del degrado umano e penso che è proprio qui dove il Signore mi vuole e mi aspetta; è qui, dove parrebbe assurda la sua presenza, che Lui si fa incontrare. E in questi buchi scandalosi incontro alcuni che esprimono la gioia di essere visitati. Li guardo negli occhi e li ascolto attentamente mentre le mie mani, attraversando le sbarre, stringono le loro. Molte volte piango con loro...".

In quella condizione si può rileggere tutta l'esperienza umana. "Nella loro miseria vedo la mia e la nostra miseria perché siamo tutti miserabili: miserabili a causa del nostro egoismo e orgoglio, del nostro peccato e malizia, delle nostre ipocrisie e falsità, ma Dio, spinto dalla sua grande misericordia, ha aperto le porte del suo cuore, è sceso in mezzo a noi per rimanere con noi".

La misericordia "sfida la nostra diocesi a riorganizzare la pastorale carceraria, purtroppo ancora limitata. Nel ritiro di Natale, finalmente, 13 sacerdoti si sono impegnati a motivare e organizzare nella loro parrocchia la pastorale carceraria". Oggi sono più di 6.000 i detenuti, "stipati in celle strette, senza aria, puzzolenti, immonde, ciascuna delle quali con 15 o venti persone, costretti a fare i turni per dormire".

Dom Verzeletti lavora in una diocesi giovane (eretta nel dicembre del 2004) che ha messo a punto un intenso lavoro di evangelizzazione a 360°, in particolare, sul piano pastorale, gli sforzi del vescovo si sono concentrati nell'attivazione "di piccole comunità, basate sui rapporti stretti tra le persone, trasformando le parrocchie in "comunità di comunità"". In questi anni non sono certo mancate le opere: con la collaborazione della Comunità Giovanni XXIII sono sorte due case di accoglienza e di recupero ("dai suggestivi nomi "Resurrezione" e "Santissima Trinità"") contro la dipendenza dalla droga e dall'alcol. Come "prolungamento" dell'adorazione perpetua, che si tiene nella cripta della Cattedrale, è nata "la "Tavola della Carità" per offrire ospitalità e alimento al popolo della strada, proponendo agli adoratori di vivere una spiritualità incarnata: Cristo adorato nell'eucaristia è accolto e alimentato nel povero".

Per rispondere alla necessità di aiutare le famiglie è stato, invece, attivato un consultorio familiare; a livello di educazione e promozione umana è stata avviata una Scuola delle Arti (con l'appoggio dell'8 per mille) "per togliere i giovani dalla marginalizzazione e per permettere loro di sviluppare i talenti". Recentemente ha firmato un decreto per la costituzione di una parrocchia, dedicata al beato Paolo VI, nella periferia di Castanhal che coprirà un'area di 25mila abitanti. E ha scelto l'8 dicembre, anniversario della chiusura del Concilio e dell'inizio del Giubileo, come data simbolica, "immensamente grato al Signore per il rinnovamento della Chiesa provocato dal Concilio Vaticano II, con il proposito che questo avvenimento continui vivo nella memoria delle future generazioni; riconosco la straordinaria testimonianza di amore del beato Paolo VI alla Chiesa e agli uomini. E papa Francesco rilancia lo spirito di Montini, spingendo la Chiesa a uscire da se stessa per riprendere con entusiasmo il cammino missionario annunciando la misericordia, cuore del Vangelo".

di Luciano Zanardini

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