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giovedì 23 novembre 2017

La lezione del Ruanda all'Occidente: fratelli migranti in Libia vi accogliamo noi

Globalist
La solidarietà è questo. Uno dei Paesi più poveri del mondo che 'spalanca le porte'. Scrive il ministro degli Esteri: 'Non possiamo rimanere silenti quando esseri umani sono venduti all'asta come bestie'.

Notizie controtendenza. Il Ruanda, uno dei paesi più poveri al mondo, si è dichiarato disposto ad accogliere i migranti bloccati in Libia . 

"Data la filosofia del Ruanda e la nostra storia, non possiamo rimanere silenti quando esseri umani sono maltrattati e venduti all'asta come bestiame", ha dichiarato il ministero degli esteri di Kigali in una nota pubblicata sul suo sito internet.

Il riferimento è al video rilanciato dalla Cnn una decina di giorni fa in cui vengono mostrati due migranti vengono venduti all'asta in Libia. "Il Ruanda potrebbe ospitare fino a 30 mila migranti africani al momento bloccati in Libia dove sono sottoposti a ogni tipo di abuso, incluso essere venduti apertamente in mercati degli schiavi", scrive il sito del quotidiano ruandese The New Times sintetizzando dichiarazioni in esclusiva della ministra degli Affari esteri Louise Mushikiwabo.

Il Ruanda è uno dei Paesi più densamente popolati in Africa, ma conosce al momento una straordinaria crescita economica: + 6% nel 2016.

Come sottolinea la stampa francese, dovrebbe riuscire a integrare con successo queste persone nell’economia nazionale. Scrive il ministero degli Esteri: "Noi siamo inorriditi per le immagini della tragedia che si consuma attualmente in Libia dove uomini, donne e bambini africani che erano sulla via dell'esilio sono stato bloccati e trasformati in schiavi. Siamo solidali con i nostri fratelli e sorelle africani ancora tenuti in cattività". 

Nell 1994 il Ruanda fu teatro di un genocidio etnico di cui furono vittima circa 800 mila Tutsi e Hutu moderati, ricorda il sito della Bbc. Il paese è 167/o su 187 nella classifica mondiale 2017 del Pil pro capite espresso in parità di potere d'acquisto (Ppa) stilata dalla Banca mondiale.

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