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sabato 11 novembre 2017

«Quell’odio verso gli immigrati che crea consenso» - di Luciano Violante

Corriere della Sera - Riflessioni
L’ immigrato è il capro espiatorio di questo inizio secolo. Negli Stati Uniti, in Olanda, in Austria, nella Repubblica Ceca il consenso politico ha premiato coloro che hanno colpevolizzato gli immigrati.

In Germania l’Afd, partito che guida la discriminazione contro gli immigrati, ha ottenuto il 13% dei voti e l’ingresso nel Bundestag. Persino in paesi sostanzialmente privi di immigrati, come Ungheria e Polonia, la propaganda della discriminazione porta consensi. In Italia, nel corso della prossima competizione elettorale, più di una forza politica cercherà voti seguendo questa strada fangosa.

Gli immigrati portano la malaria; tolgono lavoro ai nostri giovani; sono terroristi o sono amici dei terroristi; violentano le nostre donne; sono privilegiati negli asili nido, nelle scuole, nella assegnazione delle case popolari e negli ospedali; le loro donne sono tutte prostitute e gli uomini tutti spacciatori.
Queste accuse, pronunciate a mezza voce o urlate in un comizio, si possono ascoltare nei bar e nelle strade di una qualsiasi città occidentale. Non c’è Paese del nostro Occidente dove una forza politica non costruisca la propria immagine attraverso la lotta all’immigrato, facendo leva sull’emozione e sulla rabbia.

La colpevolizzazione dell’immigrato in quanto tale, per quello che è, non per quello che ha fatto, non potrebbe avere questa capacità espansiva senza una ideologia che ne sia motore, motivazione e spinta identitaria. È l’ideologia del capro espiatorio.
Nella storia delle nazioni quando le identità sono in crisi, se ci sono troppi rischi e poche certezze, se il futuro appare oscuro, è già accaduto che gli umori primitivi di una folla che si sente vittima inascoltata si orientino contro un nemico creato ad arte da astuti politici. 

L’immigrato è il colpevole; attira su di sé la responsabilità per ogni male che attraversa la società; distrae dagli altri problemi sociali; disegna una nuova linea di confine tra le forze politiche, quelle amiche del popolo e quelle nemiche del popolo perché, appunto, amiche degli immigrati.

È razzismo, ma è più del razzismo. È abuso del malessere e della ignoranza per animare odio sociale e costruire consenso politico; nasceranno nuovi odi e nuovi consensi.
Questa spirale non va sottovalutata perché può soffocare la tenuta stessa della democrazia distruggendo la solidarietà umana e il rispetto per l’altro. Può essere combattuta solo smascherandola.

Luciano Violante

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