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domenica 5 novembre 2017

Colazione, pranzo e cena a 3,90 euro per i detenuti. Tar: non è garantita la qualità ma non solo ...

Blog Diritti Umani - Human Rights
L'articolo svela un problema presente nelle carceri italiane da anni.  Una diaria di 3,90€ non garantisce la qualità del vitto e costringe ad acquistare il "sopravvitto" per cucinare un pranzo adeguato in cella a prezzi fissati e costosi. Questo "extra" è sempre fornito dalla stessa ditta che ha l'appalto del vitto e realizza così il guadagno reale dell'appalto. 
Questo meccanismo innesca una tendenza dove peggiore sarà il vitto più sarà il ricorso a al "sopravvivo". E chi è più povero o chi non ha una famiglia a sostenerlo, come gli immigrati, resta solo un vitto di cattiva qualità.

Il Dubbio
Il Tar del Piemonte ha sospeso la gara per il servizio di mantenimento dei detenuti del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta




La diaria giornaliera prevista per garantire dei pasti di qualità per i detenuti piemontesi non è stata ritenuta sufficiente. Per questo motivo il Tar del Piemonte ha sospeso la gara suddivisa in lotti indetta dal ministero della Giustizia relativo all’affidamento del servizio di mantenimento dei detenuti e internati degli istituti penitenziari del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta attraverso l’approvvigionamento di derrate alimentari derivanti da processi di produzione a ridotto impatto ambientale per il confezionamento di pasti giornalieri completi ( colazione, pranzo e cena) ai ristretti negli Istituti penitenziari, con assicurazione del servizio di Sopravvitto. 

Il valore stimato dal bando corrisponde per un totale 24.193.104,00 Iva esclusa per un totale di 36 mesi di erogazione del servizio da parte del vincitore di gara. Una gara però sospesa – il sette settembre scorso sono scaduti i termini di presentazione – perché i giudici ritengono che la diaria giornaliera (€ 3,90 per detenuto per tre pasti quotidiani) indicata a base d’asta non fosse sufficiente a garantire una offerta di qualità, competitiva e remunerativa. 

L’udienza di merito è fissata al 10 gennaio 2018. Nel frattempo, questa sospensione, riapre la questione rimasta tuttora irrisolta del vitto e sopravvitto dei penitenziari. Sì, perché la diaria giornaliera è rimasta tale e quale a quanto ha denunciato un vecchio rapporto della Corte dei Conti, risalente al 2014, che mette all’indice il business del vitto e conseguentemente il sopravvitto. 

Se con 3 euro e 90 viene garantita la colazione, pranzo e cena a ciascun detenuto, viene da se immaginare che nessuno di loro riesca a sfamarsi con quello che offre lo Stato. Motivo per il quale i detenuti sono costretti a ricorrere al cosiddetto “sopravvitto”: gli alimenti da acquistare negli empori interni agli istituti

I prodotti in vendita sono gestiti dalla stessa ditta appaltatrice che fornisce anche i generi alimentari per la cucina. Il problema è che i prodotti in vendita hanno cifre da capogiro e non tutti i detenuti hanno la possibilità di acquistarli. 

Per capire i prezzi abbiamo l’esempio recente di un listino riportato da una lettera di denuncia dei detenuti del carcere di Secondigliano: 500 grammi di provola 4,30 euro, un chilo di banane 99 centesimi, cento grammi di prezzemolo 0,26 euro, una bottiglia di olio extravergine da un litro 4.99 euro, 250 grammi di caffè 2,70 euro, un chilo di scarole in confezioni 2,30 euro. una singola bottiglia d’acqua da un litro e mezzo va da 0,37 a 0,55 euro. E così via. I detenuti evidenziano nel prezzario anche alcuni articoli da cucina, come la bomboletta gr. 190 ( 2,05 euro) e una serie di articoli natalizi: biglietti augurali ( 1.35 eu- ro), datteri gr. 250 ( 1,49 euro) e i mustaccioli gr. 400 ( 4,50 euro). E ancora: carta igienica 10 rotoli ( 2,42 euro), l’accendino bic ( 1.02 euro).

L’istituzione del sopravvitto risale al 1920 – anno nel quale fu stabilito il Regolamento Generale per gli stabilimenti carcerari – e le ditte che si vincono le gare d’appalto per entrambi i servizi nelle carceri italiane sono 14. 

Società che però, indirettamente, vengono facilitate dai bandi stessi: uno dei criteri di selezione, come si legge nel recente bando, è il «fatturato annuo medio specifico nel settore di attività oggetto del presente appalto nel triennio 2014 – 2016». Quindi viene da se pensare che abbiano più chance le ditte che nel triennio precedente abbiano regolarmente svolto rapporti analoghi con gli enti pubblici. 

Da anni i detenuti segnalano che i prezzi sono troppo cari, e da anni i volontari che provano a fare una verifica nei supermercati della zona hanno verificato che i prezzi interni al carcere sono uguali a quelli dei negozi. Apparentemente quindi sembrerebbe che il costo del ‘ sopravvitto’ rispetti l’ordinamento penitenziario, il quale recita: «I prezzi non possono essere superiori a quelli comunemente praticati nel luogo in cui è sito l’Istituto». Ma non è esattamente così. La regola dell’ordinamento è vecchia e andrebbe aggiornata. Era l’epoca in cui non esistevano i discount, e i prezzi erano accessibili. Oggi, soprattutto con la crisi economica, molte persone non possono permettersi di fare spesa nei negozietti e quindi ricorrono ai discount, oppure fanno acquisti nei mercati a Km zero dove hanno tagliato i costi del trasporto e distribuzione. 

Ma per i detenuti non è così. Per loro vale la dittatura del prezzo unico e ciò crea malumore all’interno delle carceri. Soprattutto quando c’è un gran numero di detenuti che non hanno una famiglia alle spalle, basti pensare agli immigrati. Un problema che esiste da anni. Eppure proprio grazie ad un esposto del partito radicale, nel 2011, l’allora capo del Dap aveva predisposto un’indagine approfondita e una valutazione attenta sui costi del sopravvitto.

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