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mercoledì 14 giugno 2017

UE - Infrazione contro Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca perché non accettano rifugiati

EUNews
I tre Paesi non partecipano al programma di ricollocamento dei migranti da trasferire da Italia e Grecia. La Commissione: “Troppi ritardi, è il momento dell’azione”


Bruxelles – Nel programma di ricollocamento dei migranti da Italia e Grecia ci sono “troppi ritardi”, mentre ora “è il momento dell’azione”, per questo al Commissione ha deciso di aprire una procedura di infrazione contro Ungheria, Repubblica Ceca e Polnia che “nonostante i ripetuti richiami non hanno preso i provvedimenti necessari” per ospitare i rifugiati come prescritto dal programma europeo. 

Dopo mesi di tolleranza, il commissario all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ha annunciato che l’esecutivo ha deciso di usare le maniere forti, anche se all’ultimo momento visto che il programma terminerà il prossimo 27 settembre.

In totale, finora, in Grecia 27.208 persone hanno aderito al programma e 13.973 sono state ricollocate in un altro Paese membro. L’Italia ha registrato 8.600 migranti di cui 6.896 sono stati trasferiti. Altre persone 700 sono in attesa di essere registrate, ma sulle nostre coste sono sbarcati quest’anno altri 2.500 eritrei, una delle nazionalità che insieme a siriani e iracheni rientrano nel programma, e che potrebbero presto essere inclusi nel piano di ricollocamento. 

Dopo le insistenze di Bruxelles, il ritmo dei trasferimenti è cresciuto arrivando a 1.300 al mese, nel 2017 sono stati in tutto 10.300, il quintuplo rispetto allo stesso periodo del 2016. Secondo le stime della Commissione dovrebbe essere possibile ricollocare tutti gli aventi diritto, attualmente circa 11.000 registrati in Grecia e circa 2.000 in Italia, entro settembre ma bisogna considerare che gli arrivi del 2016 e 2017 sono in attesa di registrazione e che il programma lanciato nell’estate del 2015 proponeva un obiettivo finale di 160mila. In ogni caso, l’obbligo giuridico di ricollocazione per gli Stati membri non terminerà dopo settembre perché le decisioni del Consiglio sono applicabili a tutti coloro che sono arrivati sulle coste dei due Paesi fino al 26 settembre 2017.

“Europa significa anche condividere i momenti difficili e le sfide”, ha affermato Avramopoulos in conferenza stampa a Strasburgo ricordando che al programma di resettlement partecipano solo migranti “in chiara necessità di protezione internazionale, identificate e registrate tramite impronte digitali” e che quindi “non facilitando il ricollocamento si contribuisce ai movimenti secondari di migranti, agli ingressi irregolari e questo contribuisce a sua vola a creare rischi alla sicurezza”.

Ungheria e Polonia sono gli unici Stati membri che non hanno accettato di ospitare un solo migrante dall’inizio del programma anche se Varsavia aveva preso un impegno nel dicembre scorso che però poi non ha mai rispettato. La Repubblica Ceca aveva invece accettato alcuni trasferimenti ma dall’agosto scorso non ha più accettato nessuno. Secondo il programma gli impegni dovrebbero essere presi almeno ogni tre mesi.

Ungheria e Slovacchia hanno addirittura portato il piano europeo alla Corte di giustizia dell’Ue, ma questo non sembra intimidire la Commissione. “Le decisioni prese dal Consiglio sono leggi europee e sono obbligatorie per tutti gli Stati membri e contestare il meccanismo portandolo alla Corte non ha effetti sospensivi e resta vincolante a meno che la Corte non decida altrimenti”, ha spiegato il commissario.

Migliore la situazione per quanto riguarda i reinsediamenti, ovvero i trasferimenti dei migranti dai Paesi terzi direttamente in Europa, con quasi tre quarti (16.419) dei 22.504 concordati nel giugno 2015 già effettuati.

“Non possiamo permettere agli Stati membri di sottrarsi alle proprie responsabilità comune nei confronti dei rifugiati. La Commissione ha ascoltato il Parlamento europeo e ha diritto di agire contro gli Stati che stanno boicottando la loro ricollocazione”, ha commentato Ska Keller, presidente del gruppo Verdi-ALE al Parlamento europeo. 

“Mentre l’Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca hanno rifiutato di accettare i rifugiati, i campi in Grecia e in Italia sono sempre più sovraffollati. Questo è inaccettabile. Abbiamo bisogno di lavorare sulla solidarietà tra i Paesi – ha concluso Keller – nella nostra politica europea nei confronti dei rifugiati. ”

Alfonso Bianchi

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