Pagine

giovedì 22 giugno 2017

Kenya, una lattina per suonare. Viaggio tra i "bambini spazzatura"

La Stampa
Reportage fotografico tra i “bambini spazzatura” di Nairobi. Nel progetto di recupero i rifiuti diventano strumenti musicali


Bambini spazzatura: chokorà, che in swahili, la lingua ufficiale del Kenya, significa rifiuto. Sono chiamati così a Nairobi i giovani che vivono attorno all’enorme discarica di Dandora. Considerati al pari dell’immondizia, nell’organizzazione intorno a questa montagna di cinque chilometri quadrati loro sono gli ultimi. Inferiori anche agli animali. Passano le giornate a scavare in un inferno di rifiuti che ribolle, fermenta e marcisce, portando con loro un odore dilagante e inestinguibile. 


Tra vetri, materiali organici e lamiere rischiano di ferirsi e ammalarsi. Cedono all’abuso di droga e di alcol: colla da respirare e distillati casalinghi tossici. Lo fanno per meno di un euro al giorno. Il compito, condiviso con altri membri della famiglia, è quello di selezionare materiali che possono essere venduti. Molto spesso, la discarica dà loro anche da mangiare: cibo spazzatura a Nairobi non significa un hamburger a basso prezzo, ma frutta avariata, barattoli di yogurt marciti e scarti di produzione.

Non tutte le storie dei chokorà, però, finiscono male. Le fotografie di Valentina ne raccontano un’altra. «È una storia di recupero: i rifiuti diventano strumenti musicali». In venti giorni a Nairobi ha seguito l’ong Amref in uno dei percorsi organizzati nella baraccopoli di Dagoretti: i materiali di scarto vengono portati i laboratorio e trasformarti in tamburelli e percussioni. Si spezza così il circolo vizioso degli slum e il lavoro è curato da operatori che a loro volta sono stati aiutati da Amref.

«Più del 97% di loro proviene dalle zone dove l’organizzazione è presente», come spiega Fabio Bellumore della sede romana della organizzazione. È proprio Amref Italia, per festeggiare i 60 anni di attività dell’ong, che ha organizzato la mostra fotografica (dal 22 giugno alla Galleria Mario Giusti di Milano ). Quindici foto in bianco e nero, e una sorpresa: due strumenti creati dai ragazzi di Dagoretti saranno suonati dalla violinista Eleonora Montagnana. La musica è parte integrante del progetto, che si intitola proprio «Un barattolo che voleva suonare».

«Ricordo Pauline, mamma della baraccopoli», racconta Valentina. «Da quando i suoi bambini non sono più costretti ad andare in discarica, lei ha iniziato a cantare gospel, canta tutto il giorno». Lo stigma di rifiuti è andato via, l’odore è scomparso. Ora dai Chokorà arriva il suono di un mondo che riscrive il proprio futuro.

Nicolas Lozito, foto di Valentina Tamborra

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.