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venerdì 23 giugno 2017

Uccisi, feriti, mutilati e orfani: l'Unicef raccolta la tragedia dei bambini iracheni

Globalist
Sono stati uccisi 1.075 bambini, 1.130 sono stati mutilati e feriti, 255 solo quest'anno


Dal 2014, in Iraq sono stati uccisi 1.075 bambini, 152 nei primi sei mesi del 2017; 1.130 bambini sono stati mutilati e feriti, 255 quest'anno. Sono alcuni dei dati di uno studio dell'Unicef, "Nowhere to go" (Nessun luogo in cui andare), sulla condizione dei bambini iracheni a tre anni dell'intensificarsi delle violenze nel paese. 

L'organizzazione dell'Onu stima che sono oltre 5 milioni i bambini che hanno bisogno di assistenza umanitaria. Fra l'altro, nel corso di questi anni: 4.650 bambini sono stati separati dalle loro famiglie o rimasti soli; si sono verificati 138 attacchi su scuole e 58 attacchi su ospedali; oltre 3 milioni di bambini non frequentano regolarmente la scuola, mentre 1,2 milioni di bambini sono completamente esclusi dal sistema scolastico; un bambino su 4 proviene da un nucleo familiare povero.

"In Iraq i bambini continuano ad essere testimoni di orrori assoluti e violenze inimmaginabili - ha detto Peter Hawkins, rappresentante dell'Unicef in Iraq - Sono stati uccisi, feriti, rapiti e costretti a sparare e uccidere. 

A Mosul ovest, i bambini sono stati deliberatamente presi di mira e uccisi per punire le famiglie e dissuaderle dalla fuga dalle violenze. In meno di due mesi, soltanto in quella parte della citta', sono stati uccisi almeno 23 bambini e ne sono stati feriti 123". Solo negli ultimi tre anni, a causa del conflitto 3 milioni di persone sono sfollate, meta' delle quali bambini. 

L'Unicef, che continua a portare soccorso ai bambini iracheni e alle loro famiglie, chiede, fra l'altro, la fine immediata del conflitto; l'accesso di tutti i bambini all'assistenza umanitaria; la fine di tutte le gravi violazioni contro i bambini, inclusa l'uccisione, le mutilazioni e il reclutamento; la liberta' di movimento per tutte le famiglie; maggiori investimenti e contributi per i bisogni primari e per la risposta umanitaria.

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