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lunedì 12 giugno 2017

Il Venezuela come l'Argentina di Videla, torture e violenze nelle carceri segrete

La Repubblica
L’allarme per le continue violazioni dei diritti umani nelle celle della polizia segreta del Sebin, il Sevricio Bolivariano di Inteligencia, arriva da molte Ong come il Foro penal venezuelano e da Tamara Suju, avvocato e direttore dell’Istituto Casla, organizzazione per gli studi sull’America Latina con sede a Praga, dove Tamara è rifugiata politica. La denuncia alla Corte penale Internazionale



Le violazioni dei diritti umani che si ripetono dietro le quinte in Venezuela hanno raggiunto proporzioni inquietanti per il numero di arresti arbitrari, violenze, civili detenuti in basse alla legge marziale, torture. Il pensiero va subito alla dittatura argentina.

Arresti e uso della forza. In base al report mensile del Foro Penale venezuelano, nel corso delle manifestazioni di aprile la polizia di Maduro ha arrestato 1668 persone, di cui solo 517 scarcerati poco dopo. Degli altri, più di 400 detenuti sono stati trattenuti in carcere nonostante gli ordini di scarcerazione, mentre sono almeno 68 i casi accertati di detenzione per motivi politici. Non solo. “Preoccupa la presenza nelle strade di gruppi paramilitari affiliati al governo che usano le armi da fuoco contro i manifestanti”, spiega il dossier: ad aprile il Fnv ha contato più di 500 feriti gravi colpiti da bombe lacrimogene sparate ad altezza d’uomo.

Tortura "blanca". Quello che succede in prigione, dietro le quinte, è anche peggio. La Tumba è il carcere del Sebin, il Servicio Bolivariano di Inteligencia; in sostanza, la polizia segreta. Ricavata dal caveau di una banca, a cinque piani sottoterra, si trova nel centro di Caracas. Qui si pratica anche la tortura bianca, la peggior forma di tortura psicologica: i detenuti sono rinchiusi in totale isolamento in celle di 1 metro per 2 dipinte di bianco, senza bagno, senza alcun suono né contatto con l’esterno, con la luce sempre accesa e con l’aria condizionata a una temperatura costante di 8 gradi.

La Tumba e l'Helicoide. Lorent Saleh, Gabriel Valles, Gerardo Carrero, il colonnello Josè Antonio Arocha, rinchiusi nella Tumba per motivi politici dal 2014 a dicembre 2016. Sono questi i casi più famosi. Oggi Carrero è ai domiciliari, Arocha ha chiesto asilo politico agli Usa, Saleh e Valles sono detenuti nella seconda prigione del Sebin, l’Helicoide, l’edificio costruito negli anni Cinquanta famoso per la sua forma elicoidale; doveva diventare un centro commerciale, oggi è il carcere simbolo della repressione politica in Venezuela. Qui è detenuta, tra gli altri, l’italiana Betty Grossi e anche da qui provengono denunce di violenze e torture.

"Bolas del plastico e scariche elettriche". “Ci sono molti casi di tortura nella prigione di Helicoide con scariche elettriche, violenze sessuali o la pratica della busta plastica con cui si simula la morte per asfissia. O si appende il detenuto a testa in giù. Come nella Tumba, dove a molti manifestanti veniva coperta la testa con buste piene di gas per farli svenire in poco tempo”, spiega Tamara Suju, avvocato per i diritti umani e direttore dell’Istituto Casla, organizzazione per gli studi sull’America Latina con sede a Praga, dove Tamara risiede dal 2014 con lo status di rifugiata politica.

La tumba ancora attiva. Le denunce che arrivano dalla Tumba e dall’Helicoide sono molte: anche se al momento nella Tumba non ci sono prigionieri fissi, ancora oggi è usata per commettere violenze e torture. A dirlo è Tamara Suju. “Ora la Tumba è usata come forma di detenzione preventiva e per torturare le persone nelle prime ore di fermo. Negli ultimi sessanta giorni è aumentato il numero delle torture”: a gennaio Tamara ha presentato denuncia formale alla Corte Penale Internazionale.

Freddy Gonzalez, 11 anni. L’ultima terribile denuncia arriva dalla città di Maracaibo, ripresa da Twitter e dal quotidiano El Nacional: alcuni abitanti hanno sorpreso un gruppo di agenti della polizia mentre scaricavano dalla macchina un bimbo con le mani legate e subito dopo si allontanavano in fretta: il bambino, di nome Freddy Gonzalez, aveva ustioni di terzo grado su schiena e braccia. Tutto ripreso e pubblicato su Twitter. Il fatto è successo il 16 maggio, poco dopo una manifestazione contro il governo. Portato in clinica, Freddy ha spiegato cosa è successo. “Stavo cercando di allontanarmi – riporta il giornale El Nacional – ma i poliziotti mi hanno preso, mi hanno colpito e legato e mi hanno fatto esplodere una bomba lacrimogena sulla schiena”.

L'accusa. Intanto in Venezuela la situazione peggiora di giorno in giorno. L’allarme arriva da Stefania Parra, responsabile relazioni internazionali di Voluntad Popular, principale movimento di opposizione nel paese. “Ci sono bambini che muoiono per malnutrizione o perche mancano medicine a causa della corruzione del governo. Al momento i manifestanti uccisi negli ultimi due mesi sono più di 60, ma anche negli anni scorsi ci sono state molte vittime: questi sono crimini contro l’umanità e il responsabile è Nicolas Maduro. Bisogna bloccare subito la repressione del governo e tornare a votare”.


Salvatore Giuffrida

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