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mercoledì 8 ottobre 2014

Iran, è appesa ad un filo la vita di Reyhaneh Jabbari la donna condannata a morte

La Repubblica
E' accusata di aver ucciso l'uomo che la violentò. Il ministro della giustizia da Teheran dice che ci sono 10 giorni per trovare una soluzione alla sua vicenda, senza però annunciare il rinvio ufficiale dell'esecuzione, previsto per domattina. L'Ong Iran Human Rights annuncia intanto che "non ci sono novità". Tuttavia un cauto ottimismo sembra diffondersi, stando ad alcune voce secondo le quali la famiglia della persona uccisa avrebbe già perdonato la ragazza. Se così fosse avrebbe salva la vita
Teheran - Abbiamo altri "10 giorni" per trovare una soluzione alla vicenda di Reyhaneh Jabbari, la ragazza iraniana condannata a morte per l'omicidio dell'uomo che voleva stuprarla. Lo ha detto il ministro della Giustizia di Teheran, Mostafa Pour-Mohammadi, senza tuttavia spiegare se si stia valutando o meno un nuovo rinvio dell'esecuzione. Fonti della famiglia della ragazza dicono che a loro non è stata arrivata alcuna notizia di rinvio dell'impiccagione, che resterebbe così confermata per domani mattina. "Non ci sono novità" in merito alla condanna a morte, dice invece Mahmood Amiry-Moghaddam, il direttore di Iran Human Rights, un'Ong che si batte contro la pena di morte nella Repubblica islamica.

Cuato ottimismo. Da quanto si legge invece sul sito d'informazione Tabnak sembrerebbe trapelare un cauto ottimismo intorno alla vicenda. Pour-Mohammadi - è scritto in un articolo - ha spiegato che nei prossimi 10 giorni, e in ogni caso "prima del mese sacro di Muharram", che inizia il 25 ottobre, si cercherà di trovare un'intesa tra i parenti di Reyhaneh e i familiari della vittima. Versione confermata dal portavoce della Magistratura iraniana, Gholam Hussein Mohseni Ejei, il quale ieri ha detto in conferenza stampa che "se i familiari della vittima daranno il via libera al perdono, la ragazza non sarà impiccata".

La famiglia avrebbe già concesso il perdono. Oggi una fonte della famiglia Jabbari, che ha chiesto di rimanere anonima, ha detto che "i parenti della vittima sostengono di aver già perdonato, a livello morale, la ragazza. Ma per annunciare formalmente il loro perdono insistono sulla necessità che lei neghi di aver mai subito un tentativo di stupro" da parte del loro parente. In base alla legge iraniana, il perdono della famiglia della vittima può salvare un omicida dalla forca. Un caso simile si è verificato lo scorso aprile, quando il 20enne Balal Abdullah è stato perdonato dalla madre della sua vittima quando era già con il cappio al collo.

La mobilitazione. "La mobilitazione di tutti, ovunque, per impedire l'esecuzione di Reyhaneh Jabbari. E' necessario che in Italia e nel mondo prosegua l'impegno per scongiurare l'impiccagione della giovane donna che ha ucciso il suo stupratore". Lo afferma in una nota il senatore del PD Lodovico Sonego. "L'esecuzione - continua Sonego - si sarebbe dovuta tenere la scorsa settimana ma la pena è stata rinviata a domani mattina, 8 ottobre. La mobilitazione per Reyhaneh Jabbari va inquadrata nell'ambito delle iniziative mondiali per il bando della pena di morte. Il governo italiano - ha concluso il senatore intervenga sulle autorità iraniane chiedendo di non dare corso alla sentenza capitale", conclude il senatore del Pd.

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