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venerdì 10 ottobre 2014

Diritti Umani - Croazia, segregati e isolati: è il destino dei disabili

La Repubblica
Nonostante l'impegno del governo di Zagabria, sono ancora molte le persone con disabilità intellettive o psiosociali che vivono in una condizione simile alla prigionia. Le case famiglia e gli istituti li privano delle libertà fondamentali. La denuncia di Human rights watch
Roma - In Croazia più di 8.200 persone con disabilità intellettiva o psicosociale sono rinchiuse in ospedali psichiatrici o case famiglia senza poter decidere con chi stare, senza poter trovare lavoro e private delle possibilità di scegliere il loro destino. A dirlo è il report di Human rights watch(Hrw) che, attraverso 87 interviste, denuncia le condizioni di semiprigionia dei disabili mentali croati.

Piccoli passi. Nonostante gli sforzi di Zagabria nell'attuare la Convezione sui diritti delle persone disabili, la deistituzionalizzazione delle strutture di reclusione procede a rilento. Il processo avviato nel 2011 di reintroduzione delle persone con disabilità mentali nella società è ancora lontano dalla meta designata da Nazioni Unite e Unione Europea. "Nella maggior parte dei casi - afferma Emina Cerimovic, di Hrw - queste persone spendono tutta la loro vita rinchiuse, private di cose che molti di noi danno per scontate, come andare a scuola e al lavoro o decidere a che ora svegliarsi la mattina". Su 46 strutture statali, undici si sono deistituzionalizzate, tanto che da luglio 2014 più di cinquecento persone sono state portate in comunità d'accoglienza, un lusso ancora negato a 8.200 persone ancora costrette a vivene negli ospedali psichiatrici.

Abusi e dignità. Tra aprile e agosto 2014 l'organizzazione ha intervistato 87 persone con disabilità intellettiva e psicosociali, le loro famiglie, istituzioni e ong. In molti hanno denunciato abusi come segregazione forzata, insulti verbali, mancaza di privacy e limitata libertà di movimento. Jelica, una donna di 58 anni, ha vissuto per 17 anni in un istituto prima di essere trasferita in una comunità d'accoglienza. "Mi è stata ridata la dignità - afferma - adesso mi sento un essere umano. Nell'istituto mi sembrava di essere in prigione, ma adesso mi sento di nuovo una donna perché sono io a decidere della mia vita".

Il Master Plan croato. In Croazia circa 18 mila persone con disabilità mentali sono "tutelate" dallo Stato. Ma questa tutela si traduce spesso nella negazione del diritto di scegliere se, per esempio, sposarsi, trovare lavoro o amministrare una proprietà. Decisioni spesso delegate a un terzo nominato dalle istituzioni. Nel 2008 Zagabria ha firmato la Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili che richiede ai governi firmatari di tutelare le persone con disabilità e facilitare il loro ingresso nelle comunità. Per far fronte a questi impegni il governo croato ha messo a punto un progetto, noto come Master Plan, di deistituzionalizzazione psichiatrica e di conversione di strutture in comunità d'accoglienza. Ma il nuovo piano esclude 24 istituti privati dove vivono più di 1800 persone e le Case-famiglia che, secondo Hrw, sono piccole istituzioni dove le persone sono recluse senza il loro consenso. Fuori dal Master Plan restano anche le persone con disabilità psicosociali per cui è prevista una reclusione a lungo termine negli ospedali psichiatrici.

Libertà e diritti. Secondo Hrw il governo croato dovrebbe sostituire il regime di tutela con un sistema di assistenza e supporto nel processo decisionale che rispetta l'autonomia, la volontà e le preferenze della persona con disabilità. Inoltre Zagabria dovrebbe impegnarsi per deistituzionalizzare tutte le strutture che ospitano disabili mentali contro la loro volontà. "Alla maggior parte delle persone - ha detto ? erimovi? - piace scegliere dove e come vivere e nessuno pensa che lo stato potrebbe privarlo di questa libertà. La Croazia, nuovo membro dell'Unione europea, non deve più avere atteggiamenti paternalistici e dovrebbe smettere di partire dal presupposto che le persone con disabilità non possono prendere decisioni".
dI Chiara Nardinocchi

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