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venerdì 11 ottobre 2013

Stati Uniti: carcere Guantánamo, Obama criticato dai maggiori gruppi umanitari

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Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha ricevuto ieri una lettera firmata da 16 tra i maggiori gruppi umanitari in cui viene accusato di non aver fatto nulla per chiudere Guantánamo, nonostante le promesse ribadite nel discorso sulla sicurezza nazionale tenuto a maggio. I detenuti di Guantánamo sono incarcerati da anni senza una prospettiva di libertà, senza processo e spesso senza un'accusa.


La lettera è firmata da 16 gruppi che difendono i diritti umani e le libertà civili tra cui Amnesty International, Human Rights Watch, American Civil Liberties Union, Center for Constitutional Rights e National Religious Campaign Against Torture.

La chiusura di Guantánamo era stata uno dei cavalli di battaglia della campagna di Obama. A maggio, dopo essere stato informato che i prigionieri erano in sciopero della fame da quattro mesi e che le guardie li nutrivano a forza, il Presidente aveva confermato il massimo impegno per risolvere il problema.

I risultati raggiunti finora sono scarsi. Si legge nella lettera: "La popolazione di Guantánamo negli scorsi quattro mesi è stata ridotta di soli due detenuti, passando da 166 a 164. Di quelli che rimangono, 84 sono stati autorizzati al trasferimento dalle autorità che si occupano delle sicurezza nazionale più di quattro anni fa".

In maggio, il Presidente aveva promesso una moratoria per trasferire i prigionieri in Yemen e aveva annunciato che avrebbe chiesto al Dipartimento di giustizia di trovare un luogo sul suolo americano dove potevano tenersi le commissioni militari, per iniziare il processo di chiusura definitiva della prigione.

I gruppi umanitari temono che l'amministrazione metta ancora da parte il progetto di chiusura di Guantánamo, visto che il numero di prigionieri in sciopero della fame è diminuito e non fa più notizia. A fine agosto, due detenuti hanno lasciato il carcere di massima sicurezza: Nabil Said Hadjarab, 34 anni, e Mutia Sadiq Ahmad Sayyab, 37, sono stati rimpatriati in Algeria dopo più di dieci anni di prigionia.

La scorsa settimana il Dipartimento di giustizia ha notificato a una corte federale che non si opporrà al rilascio di Ibrahim Idris, detenuto sudanese malato mentalmente che soffre anche di diabete. Idris ha ottenuto l'autorizzazione per il trasferimento nel 2009, ma non può essere rimpatriato senza l'ordine di una corte perché il Sudan è uno Stato che supporta il terrorismo.

La Casa Bianca conferma che l'impegno preso verrà rispettato. I dirigenti del Dipartimento della difesa hanno comunicato agli avvocati dei prigionieri di Guantánamo che il Periodic Review Board è in funzione, due anni dopo la sua creazione. Si tratta di una Corte che si occupa della revisione dei casi dei detenuti che sono incarcerati indefinitamente, per decidere se possano essere rilasciati. Ci si aspetta che le udienze inizino entro la fine dell'anno.

Nel suo discorso, Obama aveva promesso la nomina di due incaricati da parte del Dipartimento di Stato e del Pentagono il cui unico compito sarebbe stato quello di negoziare il trasferimento dei detenuti in altri Paesi. Il posto al Pentagono è ancora vacante: "I problemi causati dalla mancanza di un incaricato nel Dipartimento della difesa sono stati aggravati dal recente addio del responsabile delle carceri e dall'assenza di un consiglio generale permanente. I posti vuoti in queste posizioni critiche hanno causato una carenza di leadership nel Dipartimento della difesa che ha ritardato le decisioni e le azioni necessarie per ridurre la popolazione di Guantánamo".

Il colonnello Todd Breasseale, portavoce del Pentagono ha dichiarato: "Il Dipartimento non ha nulla da annunciare [a proposito dell'incaricato]. Ci sono dei discorsi aperti con un certo numero di nazioni per il potenziale rimpatrio o reinsediamento dei detenuti autorizzati. Per quanto riguarda le discussioni diplomatiche, semplicemente non ne parliamo fino a che il trasferimento non è completo e solo se abbiamo il consenso per farlo. Per qualsiasi accordo che potrebbe o meno essere in vigore con altri paesi in cui i detenuti in nostra custodia potrebbero essere trasferiti, questo rientra nei compiti più delicati di cui ci occupiamo. Semplicemente non parleremo mai di materie del genere".

Il mese scorso, nel discorso all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Obama aveva lasciato intendere di non essersi dimenticato di Guantánamo. Ma Zeke Johson, portavoce di Amnesty, dice che alla retorica del Presidente non seguono le azioni concrete: "Il ritardo vergognoso nel trasferire i detenuti autorizzati ci fa temere che le promesse di Obama su Guantánamo rimangano tali".

Obama ha dato la colpa al Congresso, affermando che le restrizioni poste al National Defense Authorization Act hanno reso impossibile per l'amministrazione il trasferimento dei detenuti. Nella lettera, però, i gruppi umanitari sostengono che le limitazioni possono essere superate in alcuni casi con delle deroghe da parte del Presidente o del Segretario alla difesa.

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