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giovedì 27 settembre 2018

Gallagher all’Onu cita Catechismo riformulato: abolire la pena di morte diventa per la Chiesa un impegno per tutto il mondo

La Stampa
Il «ministro degli Esteri» della Santa Sede ricorda l’insegnamento di Giovanni Paolo II e l’apporto recente di Francesco

Il «ministro degli Esteri» della Santa Sede, 
Paul Richard Gallagher
Ha ricordato l’insegnamento di Giovanni Paolo II, prima, e la recente riformulazione del Catechismo della Chiesa cattolica da parte di Francesco, il «ministro degli Esteri» della Santa Sede, monsignor Paul Richard Gallagher, che, a New York per la 73esima sessione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, è intervenuto per tornare a chiedere «l’abolizione universale della pena di morte».

«Come è ben noto – ha detto il Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede all’evento collaterale di alto livello sul tema “Pena di morte: Povertà e diritto alla rappresentanza legale” – nell'ultimo secolo la Santa Sede ha coerentemente perseguito l'abolizione della pena di morte e negli ultimi decenni questa posizione è diventata più chiaramente articolata. Venti anni fa, la questione è stata inquadrata all’interno del giusto contesto etico della difesa della dignità inviolabile della persona umana e del ruolo dell'autorità legittima per difendere in modo giusto il bene comune della società», ha proseguito Gallagher in riferimento alla enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II: «Considerando le circostanze pratiche presenti nella maggior parte degli Stati, come risultato dei continui miglioramenti nell’organizzazione del sistema penale appare evidente al giorno d’oggi che mezzi altri dalla pena di morte “sono sufficienti a difendere la vita umana contro un aggressore e a proteggere l'ordine pubblico e la sicurezza delle persone”. Per questa ragione, “la pubblica autorità deve limitarsi a questi mezzi, perché corrispondono meglio alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana”».

«Papa Francesco – ha proseguito l’arcivescovo britannico – ha ulteriormente sottolineato che l’azione legislativa e giudiziaria dell’autorità statale deve essere sempre guidata dal “primato della vita umana e la dignità della persona umana”. Egli ha messo in guardia dal fatto che c’è “la possibilità di errore giudiziario e sull'uso fatto dai regimi totalitari e dittatoriali... come mezzo per reprimere la dissidenza politica o per perseguitare le minoranze religiose e culturali”», ha ricordato Gallagher citando un discorso pronunciato nel 2015 da Jorge Mario Bergoglio ai delegati dell’associazione internazionale di diritto penale. 

«Di conseguente, il rispetto per la dignità di ogni persona umana e il bene comune sono i due pilastri su cui la Santa Sede ha sviluppato la sua posizione. Questo è esattamente quello che la nuova versione del Catechismo della Chiesa cattolica mette in evidenza laddove afferma che “la Chiesa cattolica insegna, alla luce del Vangelo, che ‘la pena di morte è inammissibile perché attenta all'inviolabilità e alla dignità della persona’ e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”. L’abolizione universale della pena di morte – conclude mons. Gallagher – sarebbe una coraggiosa riaffermazione della convinzione che l'umanità può affrontare con successo il crimine e del nostro rifiuto di cedere alla disperazione davanti al male, offrendo al criminale la possibilità di cambiare».

Nell’introdurre il suo discorso, l’arcivescovo ha registrato con soddisfazione il fatto che cresce il numero di Stati membri delle Nazioni Unite che sostiene l’abolizione della pena capitale ed ha in particolare ringraziato gli organizzatori dell’incontro, ossia l’alto commissariato dell’Onu per i diritti umani (Ohchr), l’Italia, il Brasile, il Burkina Faso, la Francia e Timor est.


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