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domenica 16 settembre 2018

Cina - Xinjiang, un altro campo di "rieducazione" per i musulmani Kirghizi, Tagiki, Uiguri,

Bitter Winter
Le autorità hanno adottato misure severe per camuffare un campo di rieducazione da centro di formazione professionale.

La "struttura rieducativa"
Nella contea di Akto, nella prefettura autonoma kirghisa del Kizilsu, nella regione autonoma dello Xinjiang, c’è un complesso di edifici nell’’area industriale denominata Light Industrial Park. Nonostante le autorità affermino che si tratti di un centro di formazione professionale, è a tutti gli effetti un “campo di rieducazione” per musulmani, in funzione ormai da più di un anno.

Il complesso si estende su un’area di più di 6.000 metri quadri. I cancelli sono sorvegliati giorno e notte da personale di polizia armato. Il perimetro della struttura è recintato con filo spinato alto fino a quattro metri. I detenuti sono confinati in due edifici grigi, mentre parte delle guardie è alloggiata in una torre di sorveglianza rossa. Anche il personale partecipa alle attività, ma il suo vero compito è impedire fughe e rivolte. Per questo ha sempre con sé un’arma da fuoco.

Stando alle informazioni raccolte, nella struttura sono reclusi circa 5mila cittadini cinesi. Si tratta in gran parte di musulmani di diverse etnie, come Uiguri, Kirghizi e Tagiki.
I detenuti vengono incarcerati per delitti come la fede in Dio, la condivisione di contenuti religiosi su applicazioni di messaggistica, l’aver manifestato malcontento verso il Partito Comunista Cinese e così via. Una volta nei campi, vengono costretti a studiare le politiche del Partito Comunista Cinsese (PCC) e il mandarino, oltre che a lodare il socialismo e il PCC stesso.

Le condizioni di vita all’interno del campo sono pessime. I minuscoli dormitori di cinque o sei metri quadri sono stipati con tre letti a castello. Ai detenuti non è permesso avvicinarsi alle finestre: se lo fanno, ricevono subito l’ordine di spostarsi. Sono monitorati da telecamere installate nei dormitori e nei corridoi, sotto la sorveglienza costante da parte di personale di ogni grado, come guardie, poliziotti ausiliari e addetti alla pubblica sicurezza che hanno sempre con sé un manganello elettrico e una ricetrasmittente.

Inoltre al personale è proibito utilizzare telefoni cellulari negli edifici e questo per impedire la divulgazione di qualsiasi informazione.

Nel frattempo, nella zona c’è un altro campo, molto più grande. Le fonti riferiscono che si estende su un’area di 20mila metri quadri e che vi sono incarcerati quasi 7mila cittadini cinesi.

Una fonte interna al governo ha anche rivelato che nella regione è in costruzione un campo ancora maggiore. Si stima che costerà dai tre ai quattro milioni di renmimbi e che conterrà più di 10mila persone.

Servizio di Li Zaili

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