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mercoledì 18 ottobre 2017

Europa: la mappa dei movimenti populisti e nazionalisti che stanno entrando nei Parlamenti

La Repubblica
Ecco quali sono i movimenti populisti, nazionalisti ed euroscettici che si stanno prendendo i Parlamenti e i governi europei: dall'Austria alla Polonia, dall'Ungheria alla Grecia, fino a Belgio e Danimarca.


Austria -
La destra oltranzista del Fpo e di Heinz-Christian Strache vola alle elezioni austriache, confermando l'avanzata generale in tutto il vecchio Continente dei movimenti populisti, xenofobi ed euroscettici. Al governo o in Parlamento le destre hanno rafforzato le loro posizioni in gran parte dell'Europa.

Cechia: A pochi giorni dalle elezioni parlamentari del 20 e 21 ottobre, nulla sembra poter fermare la corsa dell'imprenditore miliardario e proprietario di vari media Andrej Babis, leader del movimento populista Ano 2011 (Alleanza del cittadino scontento). Il movimento anti-establishment, dai toni radicali sui migranti, viene dato in grande vantaggio nei sondaggi, nonostante in passato accuse e sospetti abbiano costretto Babis a dimettersi da ministro delle finanze.

Germania: Alternative fuer Deutschland (AfD) è il terzo partito nel Paese, e con oltre il 13% dei voti alle consultazioni di settembre ha fatto il suo ingresso per la prima volta al Bundestag, con 94 deputati su un totale di 630. Nei Land orientali l'AfD si è imposta come secondo partito, diventando il primo in Sassonia con il 27% dei voti.

Francia: La leader del Front National Marine Le Pen è arrivata al ballottaggio con Emmanuel Macron alle elezioni di aprile, raccogliendo uno storico 21,53%. Ma Fn si è poi fermato al 13,2% alle legislative di giugno, ottenendo comunque 8 seggi in Parlamento rispetto ai due della passata legislatura.

Ungheria: Il partito Jobbik aveva ottenuto oltre il 20% dei consensi alle politiche dell'aprile 2014 e rimane il partito di estrema destra più rappresentato in un parlamento europeo. La formazione, seconda nei sondaggi, punta a diventare il primo partito del Paese alle prossime elezioni nel 2018. Il premier Viktor Orban, premier di destra nazionalista e anti-immigrazione, è a capo di Fidesz, di stampo nazionalista ed euroscettico, che nonostante rientri nella famiglia europea del Ppe ingaggia spesso duri confronti con Bruxelles.

Olanda: Alle elezioni del marzo scorso, il Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders, anti-Ue e anti immigrati, è arrivato secondo dietro il Vvd del premier Mark Rutte (33 seggi). Ha preso il 13,1% dei consensi, ottenendo 20 seggi, cinque in più rispetto al 2012.

Slovacchia: Un elettore su cinque ha votato estrema destra alle politiche di marzo. Il Partito Nazionale Slovacco (Sns) di Marian Kotleba, neonazista, ha ottenuto oltre l'8% ed è nella coalizione di governo con tre ministri.

Polonia: Risultato plebiscitario nell'ottobre 2015 per il partito nazionalista e ultraconservatore Giustizia e Libertà (Pis) fondato dai fratelli Kaczynski, al potere con la premier Beata Szydlo, decisamente in rotta di collisione con Bruxelles.

Finlandia: Il partito di destra dei Veri Finlandesi è nella coalizione di governo formata dal premier centrista Juha Sipila nel 2015. Timo Soini, il leader del movimento che ha fatto dell'euroscetticismo la sua principale carta elettorale, è ministro degli Esteri e degli Affari europei.

Danimarca: Lo xenofobo Partito del Popolo danese (Df) si è confermato seconda forza politica alle elezioni del 2015, col 21,1% dei voti. Il premier Lars Lokke Rasmussen lo ha lasciato fuori dal governo.

Grecia: Nel 2015 i neonazisti di Alba Dorata hanno ottenuto oltre il 7% dei voti e rappresentano la terza forza politica.

Belgio: Dall'ottobre 2014 sono nella coalizione di governo i nazionalisti fiamminghi dell'N-VA, del sindaco di Anversa Bart DeWever. Ha ottenuto il 33% dei voti e punta all'indipendenza delle Fiandre.

di Tonia Mastrobuoni

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