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martedì 24 ottobre 2017

Cambogia, Hun Sen e l'accelerazione autoritaria indisturbata

Lettera43
Leader dell'opposizione arrestati. Radio e giornali chiusi. E un piano per sciogliere il partito di minoranza. Nel Paese che sotto Pol Pot divenne un regime dell'orrore il premier tenta l'ultimo giro di vite. L'Onu che fa?


Era il gennaio del 1985 quando Hun Sen divenne primo ministro della Cambogia. In Italia era al governo Bettino Craxi, negli Stati Uniti alla Casa Bianca c’era Ronald Reagan. Oggi Hun Sen, ancora in carica, è il primo ministro con il mandato più lungo sul pianeta. È nella top ten dei governanti che occupano da più tempo il potere esecutivo. Sopra di lui ci sono solo dittatori e presidenti a vita.

ORMAI UN PADRONE ASSOLUTO DEL PAESE. Ora il leader della nazione asiatica e capo del Partito popolare cambogiano si accinge a compiere l’ultimo passo che lo consacrerebbe padrone assoluto del suo Paese: ha chiesto lo scioglimento del Partito della salvezza nazionale della Cambogia, l’unica formazione di opposizione politica che può rappresentare una sfida al suo potere.

Non si tratta di azioni improvvise. Hun Sen da anni sta limitando gli spazi di libertà del Paese. Ma l’accelerazione è avvenuta alla fine dell’estate 2017. L’attuale leader del Partito della salvezza nazionale, Kem Sokha, è stato arrestato il 3 settembre ed è in prigione, accusato di alto tradimento. Il suo vice Sam Rainsy è già in esilio ed è stato raggiunto da quasi metà dei 55 parlamentari del partito.

IL PROGETTO: GOVERNARE PER ALTRI 10 ANNI. Un altro oppositore, il senatore Sok Hour, è detenuto ed è stato condannato a sette anni per aver diffuso materiale di propaganda su Facebook. Questa campagna consentirà al partito di governo di vincere ancora una volta le elezioni politiche del 2018 e il primo ministro, che oggi ha 65 anni, ha già annunciato l’intenzione di governare per un altro decennio.

La Cambogia è una monarchia costituzionale, il re Norodom Sihamoni è una figura del tutto simbolica. Istruito come ballerino classico in Europa e amante delle arti, si è ritrovato monarca nel 2004 a seguito dell’abdicazione del padre, il re Sihanouk, e ora vive una vita quasi da prigioniero nella sua reggia, circondato da illazioni dei suoi stessi sudditi sul suo scarso desiderio di rivestire il ruolo che ha e circa le sue inclinazioni sessuali.

HUN SEN CAPACE DI REINVENTARSI SEMPRE. L’uomo forte Hun Sen deve invece la sua longevità politica alla capacità di reinventarsi. Nel 1975 era nei ranghi delle milizie dei Khmer rossi che conquistarono la capitale Phnom Penh. La Cambogia, destabilizzata dai bombardamenti a tappeto ordinati dal presidente americano Nixon che voleva punire il Paese per l’appoggio ai Vietcong, si trovò in preda alla guerra civile.

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LA MINACCIA DELLA GUERRA CIVILE. In occasione delle elezioni amministrative dell'estate 2017, Hun Sen è ritornato dopo anni a fare campagna elettorale, ma più da caudillo che da capo democratico, minacciando il ritorno alla guerra civile, mobilitando l’esercito nelle circoscrizioni a lui poco favorevoli e dicendosi disposto a «eliminare 100 o 200 persone per assicurare la vita di milioni di altre». Il voto locale ha poi visto ancora una volta la vittoria del partito governativo, ma l’opposizione ha conquistato un 43% dei voti insidiando la maggioranza del premier.

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