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venerdì 13 ottobre 2017

Ucraina: I diritti umani in Crimea sono in costante pericolo

East Journal
Un recente report dell’ONU ha riportato l’attenzione della comunità internazionale sulla situazione dei diritti umani in Crimea. Ne abbiamo parlato con due attivisti, intervenuti a Bruxelles allo scopo di informare i rappresentanti dell’Unione Europea sulle reali condizioni in cui versa la regione.


Le violazioni dei diritti umani
“La situazione dei diritti umani in Crimea continua a peggiorare” afferma Emil Kurbedinov, avvocato e difensore dei diritti umani che vive e lavora a Sinferopoli. Kurbedinov, nel 2017 vincitore del premio conferito dall’associazione Front Line Defenders, da anni lavora in difesa dei tatari di Crimea.

Le repressioni contro la minoranza tatara, di cui Kurbedinov stesso fa parte, sono cominciate con l’annessione della penisola, da secoli patria dei tatari. I tatari sono strenui oppositori del nuovo ordine e vittime prevalenti dell’attuale situazione; tuttavia, tra le fila dei prigionieri politici compaiono anche nomi di ucraini, spesso colpevoli di avere affisso bandiere e simboli, o di aver fatto affermazioni considerate “estremiste” dai servizi di sicurezza russi. Le leggi anti-estremismo e anti-terrorismo sono usate in modo strumentale, al fine di limitare l’opposizione politica, come dimostra il caso dello stesso Medžlis, il parlamento della minoranza tatara abolito l’anno scorso con l’accusa di essere un’organizzazione terroristica.

“Nel 2014, quando sono cominciate le prime repressioni, quasi nessuno si è unito a me nella difesa dei miei connazionali” racconta Kurbedinov. I rischi da intraprendere, effettivamente, sono molti, in quanto arresti e ispezioni avvengono in modo alquanto arbitrario.
Kurbedinov racconta di essere stato arrestato in modo totalmente ingiustificato, mentre si recava in aiuto a un attivista, la cui casa stava venendo perquisita dai servizi federali per la sicurezza russi (FSB).

Le intimidazioni proseguono e l’avvocato racconta di ricevere tutt’oggi telefonate, minacce e “saluti speciali” dagli agenti del FSB, che gli ricordano le conseguenze del suo lavoro. Kurbedinov può ora tuttavia contare sull’appoggio di altri cinque avvocati unitisi alla causa, segno che la paura sta iniziando a venir meno e la resistenza, al contrario, si sta rafforzando. Ciononostante, la situazione dei diritti umani nella penisola continua a peggiorare: rapimenti, sparizioni, arresti e torture sono all’ordine del giorno, mentre l’attenzione internazionale continua a scemare e la penisola si trova, di fatto, quasi isolata.

Le missioni di monitoraggio delle organizzazioni internazionali sono, al momento, praticamente assenti. “Se ci fossero missioni internazionali permanenti,” fa notare Ivan (che ha preferito rimanere anonimo, ndr) “anche coloro che si oppongono in Crimea saprebbero che non sono soli nella loro lotta contro queste costanti vessazioni”. Agli scettici sulla possibilità di una missione di monitoraggio nella penisola, Ivan risponde che se la Russia non permettesse l’ingresso di osservatori internazionali, darebbe a vedere a tutti di avere qualcosa da nascondere. L’attivista prevede che le repressioni diminuiranno poco prima delle elezioni presidenziali russe, quando i riflettori saranno puntati sulla penisola, ma che torneranno sempre più forti dopo la prevedibile vittoria di Putin.

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