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domenica 18 ottobre 2015

Arabia Saudita - Pena di morte - Non solo al-Nimr. Altri due giovani attivisti sauditi rischiano l’esecuzione

Corriere della Sera - Blog
Amnesty International ha dato l’allarme sulla possibile imminente esecuzione di Ali Mohammed al-Nimr e di altri due giovani attivisti sciiti dell’ Arabia Saudita, arrestati da minorenni per aver partecipato a manifestazioni anti-governative.

L’organizzazione per i diritti umani ha ottenuto conferma che Ali al-Nimr è stato posto in isolamento nel carcere al-Ha’ir della capitale Riad. Un provvedimento che di solito indica l’imminenza di un’esecuzione.

Con lui, in isolamento sono stati posti anche Dawood Hussein al-Marhoon e Abdullah al-Zaher Hasan.

Al-Nimr, al-Mahroon e Hasan sono stati arrestati in tempi diversi nel 2012, tutti e tre minorenni, e condannati a morte nel 2014, al termine di processi gravemente irregolari, per vari reati legati alla loro partecipazione a manifestazioni contro il governo. Le condanne a morte sono state confermate dalla Corte d’appello e dalla Corte suprema all’inizio del 2015.

Il caso di al-Nimr è noto. Si tratta del nipote dello sceicco Nimr Baqir al-Nimr, eminente religioso sciita dell’Arabia Saudita orientale, a sua volta condannato a morte un anno fa. Le tensioni tra le autorità saudite e la minoranza musulmana sciita del paese sono aumentate dal 2011 quando, ispirati in parte dalle proteste popolari in Medio Oriente e Africa del Nord, alcuni cittadini della maggioranza sciita della provincia orientale hanno iniziato a scendere in piazza per chiedere riforme e diritti.

Al-Nimr è stato arrestato nel febbraio 2012, quando aveva 17 anni, detenuto in un centro di riabilitazione minorile e poi in un carcere per adulti. È stato condannato a morte nel maggio 2014 dalla Corte penale speciale di Gedda, un tribunale che si occupa di sicurezza e lotta al terrorismo, per 12 reati tra cui partecipazione a proteste antigovernative, aggressione alle forze di sicurezza, possesso di armi e rapina a mano armata. Ali al-Nimr ha denunciato che le sue “confessioni” sono state estorte sotto tortura, ma la Corte ha rifiutato di avviare un’indagine sulle sue affermazioni.

Le notizie riportate dai media sauditi secondo cui il corpo di al-Nimr potrebbe essere crocifisso dopo la decapitazione hanno scatenato una protesta globale.

Dawood Hussein al-Marhoon e Abdullah Hasan al-Zaher sono stati arrestati il 22 maggio e il 3 marzo 2012, rispettivamente all’età di 17 e 16 anni. Sono stati condannati a morte dalla Corte penale speciale di Riad nell’ottobre 2014 per vari reati tra cui partecipazione a proteste antigovernative, rapina a mano armata e “partecipazione all’uccisione di agenti di polizia avendo fabbricato e usato bombe molotov per attaccarli”. Anche loro hanno dichiarato di essere stati torturati e costretti a “confessare”.

L’esecuzione di minorenni all’epoca del reato è vietata dal diritto internazionale. Il fatto che tutti e tre i prigionieri affermino di essere stati torturati e che sia stato loro negato l’accesso a un avvocato durante gli interrogatori la dice lunga sul procedimento che ha portato alla loro condanne a morte.

Del resto, in tema di pena di morte (e non solo) l’Arabia Saudita non si fa scrupoli: quest’anno le esecuzioni sono state già 135.

1 commento:

  1. Stop alla condanna a morte di Ali Mohammed al-Nimr,Dawood Hussein al-Marhoon e Abdullah al-Zaher Hasan.

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