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lunedì 29 luglio 2013

Emergenza Siria: cresce la xenofobia e il razzismo verso i rifugiati siriani in Egitto e Libano, gravi misure prese nei loro confronti

Immigrati Oggi
L’Unhcr lancia un appello affinché i diritti dei rifugiati siano rispettati.

Una ondata di xenofobia sta rovinando la vita di migliaia di profughi siriani in Paesi come l’Egitto e il Libano, dove diventano spesso capri espiatori per i problemi interni. In Egitto, i siriani sono accusati di prendere posizione e di interferire nella crisi politica del Paese, mentre in Libano sono accusati di rubare lavoro ai libanesi. 


I media egiziani hanno svolto un ruolo fondamentale nella diffusione di sentimenti anti-siriani, accusandoli di unirsi a proteste in sostegno del deposto presidente Mohamed Morsi.
“Dobbiamo boicottare i negozi siriani perché usano i nostri soldi per terrorizzarci”, recita un messaggio diffuso tramite social network. 

I media sono anche più espliciti: il popolarissimo canale ONTV ha mandato in onda sproloqui anti-siriani avvertendo: “Siriani, se vi immischiate nei nostri affari, i nostri stivali vi pesteranno per le strade”, ha detto il giornalista Yousef al-Husseini. Infelice minaccia cui sono presto seguite scuse ufficiali. Poiché i Fratelli Musulmani (di cui il deposto presidente è esponente) fanno parte dell’opposizione siriana, si è diffuso lo stereotipo che i rifugiati siriani siano dei Fratelli Musulmani, generalizzazione non solo non vera ma anche pericolosa.

Il Cairo ha ora imposto nuove regole che obbligano i siriani a richiedere un visto, prima non necessario, e sono numerosi i casi di pestaggi, arresti arbitrari e persino espulsioni verso la Siria di molti rifugiati. L’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) ha espresso le sue preoccupazioni a proposito. La portavoce Melissa Fleming ha detto che tra gli arrestati e i detenuti sono inclusi diversi minorenni e siriani registrati presso l’Unhcr. “Un numero crescente di siriani esprime la paura di essere arrestati se circolano in pubblico”, ha dichiarato la Fleming.

Diversi voli che trasportavano siriani sono stati respinti dagli aeroporti egiziani e rimandati in Siria. Circa 476 siriani sono stati deportati o gli è stato negato l’ingresso in Egitto, da quando tali misure sono state messe in atto in data 8 luglio. La portavoce continua: “Chiediamo al governo di garantire che le misure cautelari prese alla luce della situazione della sicurezza nel Paese non violino i principi fondamentali dei diritti umani e le responsabilità internazionali di fornire asilo e protezione ai rifugiati”.

In Libano, che ospita circa 600.000 rifugiati siriani, il risentimento verso i rifugiati è legato a problemi socio-economici. Un recente sondaggio ha mostrato che l’ 82% dei libanesi accusa i siriani di rubare lavoro, mentre per il 70% sarebbe spiacevole anche la condivisione di un pasto con loro. Più del 54% dei libanesi ritiene che si dovrebbero chiudere del tutto le frontiere ai siriani. Anche Beirut ha pertanto deciso di adottare misure più rigorose per l’ammissione di siriani in Libano. Il ministro delle finanze Nicolas Nahhas ha dichiarato che i siriani in Libano hanno il diritto al lavoro “tranne che in affari e commercio”. Sostiene che causano “concorrenza sleale”, dopo che 377 imprese siriane illegali sono state chiuse. Inoltre, in diversi villaggi sono stati apposti striscioni per imporre ai siriani il coprifuoco dopo le 18.


Troppo spesso in Libano si sente commentare che “questi siriani stuprano le nostre figlie” e “diffondono malattie”. Tuttavia, tali osservazioni razziste sono in netto contrasto con l’accoglienza concessa da molti libanesi ai rifugiati, in particolare nelle zone di confine. “I libanesi hanno conosciuto la guerra in tutte le sue forme”, spiega l’Osservatorio libanese per i diritti dei lavoratori e degli impiegati. “Sappiamo fin troppo bene che cosa significa essere un rifugiato. Il popolo siriano ci ha accolto in passato. Dobbiamo fare lo stesso”.
(Samantha Falciatori)

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