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mercoledì 10 luglio 2013

La Corte Europea per i Diritti Umani boccia l’ergastolo

Il Referendum

La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo 
La Corte di Strasburgo rovescia così una sua sentenza del gennaio del 2012 dove aveva invece sostenuto che l’ergastolo non cozzava con il diritto internazionale. I giudici hanno in questo modo accolto il ricorso di Jeremy Bamber, Peter Moore e Douglas Vinter, tre assassini con storie molto diverse. Ciononostante, la Corte precisa che la sentenza non permette il rilascio dei detenuti, decisione che spetta alle autorità britanniche.L’ergastolo senza possibilità di revisione della pena è una violazione dei diritti umani. L’ha sentenziato oggi la Corte Europa per i Diritti dell’Uomo nell’ambito di un ricorso presentato da parte di tre britannici in carcere per omicidio. L’impossibilità della scarcerazione è considerato un trattamento degradante e inumano contro il prigioniero e pertanto viola l’articolo 3 della Convenzione Europea sui diritti umani.

Secondo i giudici, «l’ergastolo per essere compatibile con l’articolo 3 deve avere sia la possibilità della scarcerazione, sia la possibilità di una revisione». L’articolo 3 specifica: «Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti». La possibilità di scarcerazione o revisione della pena dovrebbe avvenire dopo 25 anni di galera.

La Corte ritiene che l’ordinamento britannico non sia abbastanza chiaro in proposito. La legge prevede che chi è stato condannato all’ergastolo possa uscire di prigione solo nel caso in cui il segretario di stato alla giustizia gli conceda la grazia per condizioni di salute molto gravi.

La decisione metterà pressione non solo al Regno Unito, ma anche a tutti gli altri paesi dell’Unione Europa che prevedono l’ergastolo nel loro ordinamento (tutti tranne l’Olanda): c’è il rischio che si assista a una serie di ricorsi da parte dei condannati al carcere a vita e qualcuno potrebbe ottenere la scarcerazione.

Il caso ha scosso fortemente l’opinione pubblica d’Oltremanica, soprattutto per la gravità dei casi in questione: Jeremy Bamber è stato ritenuto colpevole di aver ucciso quattro familiari nell’agosto del 1985 nell’Essex, Douglas Vinter ha accoltellato la moglie nel febbraio del 2008 mentre Peter Moore ha assassinato quattro omosessuali nel 1995. Mentre Vinter ha confessato il crimine, Bamber si è sempre dichiarato innocente, scaricando la colpa sulla sorella schizofrenica Sheila Caffell, accusandola di aver sparato ai genitori e a due bambini e di essersi poi tolta la vita.

L’avvocato Pete Weaterhby che perorava la causa dei tre, durante il dibattimento ha sostenuto: «L’imposizione dell’ergastolo calpesta la dignità umana sin dal principio perché rimuove ogni chances e quindi ogni speranza di una futura scarcerazione. L’individuo è in una posizione senza speranza che non può mutare qualsiasi cosa accada».

Rebecca Niblock, avvocato penalista dello studio Kingsley Napley, evidenzia che la possibilità di una revisione è ben diversa dalla scarcerazione e che il numero di prigionieri in questa situazione è comunque contenuto, solo 49.

«Qualsiasi giustificazione tecnica possa avere la Corte di Strasburgo, è diritto del Parlamento britannico determinare le pene per chi ha commesso tali reati e della democrazia, che ha scelto l’ergastolo al posto della pena di morte tanto tempo fa, di attuare la volontà del popolo».David Blunkett, il segretario che ha introdotto nel 2003 l’attuale sistema, difende il suo operato: «Nel 2003 abbiamo cambiato la legge in modo che “a vita” volesse dire davvero a vita per coloro che avevano commesso delitti efferati. Ho spinto il provvedimento in Parlamento in risposta a una pressante domanda da parte dei cittadini britannici di chiarezza e trasparenza nelle sentenze e di certezza che quello che comincia come una punizione precisa e non ambigua sia portata a termine.»

Gli ergastolani in Italia sono circa 1500. Erano già state sollevate questione di costituzionalità per l’ergastolo ostativo, quello senza condizionale, poiché l’articolo 27 della Costituzione recita: «Le pene non possono essere trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato», la Corte Costituzionale ha tuttavia sempre respinto i ricorsi.
di Enrico Passarella

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