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venerdì 14 giugno 2013

Firenze - Somalo si suicida dopo il rifiuto dell'asilo politico

Firenze Today
I migranti scesi in strada hanno inveito contro lo Stato e i poliziotti intervenuti. Si stanno già preparando manifestazioni in solidarietà della vittima


Un ragazzo somalo, di circa trent’anni d’età, si è ucciso questo pomeriggio in via Slataper, buttandosi dal quarto piano della struttura dove vivono 150 persone, provenienti dal corno d’Africa e in fuga dalla guerra, molti di loro rifugiati politici o richiedenti asilo. 


La situazione nella struttura, occupata grazie all’aiuto del Movimento di lotta per la casa un paio di anni fa, è al limite della vivibilità. “Da tanto chiedeva il permesso di soggiorno e documenti regolari, ma lo Stato italiano non glieli concedeva – gridano gli altri rifugiati, accorsi nel cortile dello stabile -. E senza documenti non poteva mangiare alle mense Caritas, né cercare lavoro, né tornare in Somalia dalla sua famiglia. Era prigioniero qui, senza documenti, senza poter fare nulla”.

Situazioni estreme spesso dimenticate. La situazione è concitata, i migranti inveiscono contro lo Stato italiano e i poliziotti presenti. Vogliono parlare con i giornalisti. Attimi di tensione quando sembra che le forze dell’ordine non li lascino entrare. “Non era solo un numero di un programma di accoglienza, si chiamava Mohamud Mohamed Guled. Dovete scrivere il suo nome, era una persona, come tutti noi, trattati come cani in uno Stato che chiamate civile”.

Era arrivato anni fa a Lampedusa, prima di essere accolto in un progetto di accoglienza a Pisa. Poche settimane fa la chiusura del progetto. “Gli hanno dato 500 euro e detto di tornare in Somalia, ma senza documenti non poteva farlo”, spiega uno dei suoi compagni. Il corpo è coperto da un lenzuolo, ma il sangue è dappertutto. Una persona, anch’essa da tempo tra gli occupanti di via Slapater, sviene.

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