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martedì 25 giugno 2013

Al voto decreto svuota-carceri. Aumenta la possibilità di scontare la pena fuori dal carcere ma senza automatismi

Il Sole 24 Ore
È un decreto legge snello, di 4 articoli, che fa cadere le preclusioni della ex Cirielli per i recidivi, ma non prevede alcun automatismo. Tutto viene affidato alla valutazione del magistrato di sorveglianza: detenzione domiciliare, lavoro di pubblica utilità, lavoro all'esterno.

Questo è il testo messo a punto al ministero della Giustizia dopo rinvii e trattative con il ministero dell'Interno, che intende intervenire sul fronte sicurezza con misure di prevenzione antimafia e anti stalking.

Grazie alle modifiche strutturali che il decreto-carceri prevede, si calcola che a regime - tra un anno e mezzo circa - si tornerà alla situazione precedente alla legge ex Cirielli: all'epoca (era il 2005), si contavano almeno 6mila affidamenti in prova di persone (libere) condannate, che quindi, invece di andare in carcere beneficiavano della misura alternativa; con il decreto che il governo dovrebbe approvare mercoledì al Consiglio dei ministri, sarebbero circa 5mila le ulteriori misure alternative alla detenzione operative. Insomma, nulla di rivoluzionario e tanto meno di inedito, e soprattutto nessun "colpo mortale alla sicurezza" come sostiene la Lega, visto che prima del 2005 non c'era alcuna emergenza-sicurezza, se non quella cavalcata dalle forze politiche dell'allora maggioranza per "bilanciare" la legge "taglia-prescrizione".

Non si sa ancora se mercoledì sarà varato un provvedimento unico o se i decreti saranno due. In ogni caso, per quanto riguarda il carcere, non c'è nulla che assomigli a un indulto, visto che le misure alternative non sono "libertà" ma solo una diversa modalità di scontare la pena (ai domiciliari o con lavori di pubblica utilità o lavoro esterno), in tutto o in parte, mentre l'indulto comporta uno "sconto" secco che anticipa il ritorno in libertà.

E questo vale anche per il ddl sulla messa alla prova che andrà in aula alla Camera domani (ma sarà votato, con tempi contingentati, da luglio) e che fra l'altro, prevede la "possibilità" che il giudice applichi direttamente la detenzione domiciliare se la condanna riguarda reati per i quali è prevista una pena superiore a 6 anni.

Anche qui nessun automatismo: in tutti i casi in cui si riapre la strada alle misure alternative, è sempre il giudice (della cognizione o della sorveglianza) che valuta caso per caso e sceglie tra carcere e misura alternativa. C'è un monitoraggio continuo. Anche perché, fanno notare in via Arenula, la Corte costituzionale ha sbarrato la strada, in più occasioni, a preclusioni e automatismi.

In sintesi, queste le misure del decreto: per i tossicodipendenti è prevista la "possibilità" di avere il lavoro di pubblica utilità non solo nei casi di piccolo spaccio, ma anche per altri reati come piccole truffe o ricettazioni, rapine non aggravate. Sempre previa valutazione del giudice.

Per la detenzione domiciliare cade la preclusione per i recidivi prevista dalla ex Cirielli, per cui rimane invariata quella ordinaria di 2 anni per tutti, mentre è di 4 anni per donne incinte, sessantenni inabili, ultrasettantenni, anche come pena residua (prima per questi soggetti non era previsto alcun limite di pena). Si interviene anche sull'articolo 656 cpp, per cui cade la presunzione di pericolosità per i recidivi (ma non per mafiosi e terroristi) e l'esecuzione della condanna è sospesa in attesa della decisione del magistrato di sorveglianza. Anche qui niente di nuovo, perché questo era il sistema con la legge Simeone-Saraceni del 1994.

L'affidamento in prova non viene toccato. Il lavoro all'esterno (il cosiddetto articolo 21) "può" invece essere concesso anche se non è retribuito, quindi come lavoro socialmente utile o volontariato. Non viene toccata la "svuota-carceri" voluta prima da Angelino Alfano e poi prorogata da Paola Severino (arresti domiciliari per i detenuti che hanno un residuo pena fino a 18 mesi), che scade a dicembre, ma che verrebbe assorbita dalle nuove misure.

Se non saranno introdotte altre modifiche, il testo sarà approvato mercoledì ed entrerà in vigore subito, poi passerà al Parlamento per la conversione in legge. E lì il governo dovrà vigilare che il decreto non venga svuotato o stravolto con misure incoerenti rispetto alla sua filosofia, che è poi la stessa del ddl sulla messa alla prova, cioè puntare sulle misure alternative al carcere, anche come pene principali, comprese le sanzioni interdittive, ben più efficaci e deterrenti di quelle detentive.

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