Pagine

lunedì 24 giugno 2013

Libia, la pena di morte per una vignetta

Il Fatto Quotidiano
Per una vignetta considerata offensiva nei confronti dell’Islam rischiano la pena di morte. 

È questo, la condanna alla pena capitale, uno dei possibili esiti del processo, ripreso domenica 16 a Tripoli e poi rinviato al 13 ottobre, nei confronti di due esponenti del Partito nazionale libico, Ali Tekbali e Sathi Sager.

Tekbali e Sager devono rispondere di molteplici accuse: aver seminato discordia tra i libici,aver tentato di cambiare i principi basilari della costituzione, aver offeso l’Islam e aver incitato all’odio. I primi due reati risalgono all’era di Gheddafi, quando erano usati regolarmente per reprimere la libertà d’espressione e perseguitare gli oppositori politici.

Cosa hanno fatto, di così grave, Tekbali e Sager? Nel corso della campagna di un anno fa per le elezioni del Congresso, avevano diffuso una vignetta che rappresentava quattro uomini – uno dei quali con la barba lunga – circondare una ragazza che, coi libri sottobraccio, si stava recando all’università, intenti a discutere sul ruolo della donna nella società libica: potete immaginare con quali aperture di vedute.

La stessa vignetta, tre mesi dopo, era apparsa nella rivista satirica francese Charlie Hebdo. Qui, l’uomo con la barba lunga era stato descritto come il profeta Maometto. Ne era seguita la consueta scia di polemiche.
A novembre, dopo un raid di una brigata militare del Consiglio supremo di sicurezza, la sede del Partito nazionale libico era stata chiusa ed era stata avviata l’azione giudiziaria nei confronti dei due uomini politici.

Come abbia potuto un magistrato mettere sotto processo due persone accusandole di essersi ispirate a una vignetta pubblicata tre mesi dopo il loro poster elettorale, resta un mistero.

Il processo però evidentemente s’ha da fare. Il primo del genere nella Libia post-Gheddafi.

Mentre Sager è sotto processo per le sue responsabilità politiche in quanto segretario generale del partito poi messo fuorilegge, Tekbali rivendica di aver ideato la vignetta per punzecchiare l’elite conservatrice maschile del suo paese, contraria al diritto delle donne all’istruzione. Oltre agli altri tre, gli serviva un profilo di un uomo con la barba e lo ha semplicemente scaricato da Internet.

“A differenza di ciò che pensano gli uomini ritratti nella vignetta, le donne non sono dei contenitori di peccato che vanno in giro per la città. Una società non può progredire se gli uomini e le donne non lavorano insieme verso il raggiungimento degli stessi obiettivi”.

Un’idea di società, quella di Tekbali, che non pare molto popolare nel suo paese, se è vero che lui e Sager rischiano la pena di morte per essersi espressi in favore dei diritti delle donne.


Riccardo Noury 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.