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lunedì 10 giugno 2019

Messico. Per evitare le sanzioni economiche di Trump, un muro di 6mila militari al confine con il Guatemala per fermare i migranti

Il Manifesto
Amlo fa marcia indietro e chiude le porte. E per evitare i dazi statunitensi si impegna a costruire nuovi centri di detenzione per migranti e altri posti di blocco. Ma a Trump non basta.
 

Il Messico si accinge a fare il lavoro sporco per conto degli Stati uniti, mettendo decisamente tra parentesi il tanto sbandierato discorso sulla protezione dei diritti umani dei migranti e sulla fraternità universale.

È stato lo stesso ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard, a capo della delegazione incaricata di negoziare con la controparte statunitense, a confermare la versione secondo cui il governo dispiegherà 6mila elementi della nuova Guardia nacional alla frontiera con il Guatemala: non un muro di cemento come quello tanto caro a Trump, ma una non meno devastante barriera militare.

Per supportare tale azione il governo di Amlo, secondo quanto ha rivelato il Washington Post, dovrà anche provvedere alla costruzione di ulteriori centri di detenzione per migranti e di altri posti di blocco finalizzati a ridurre il flusso di centroamericani in fuga dalla violenza e dalla povertà estrema dei rispettivi paesi, spesso e volentieri - e in maniera clamorosa nel caso dell'Honduras - provocate, mantenute e alimentate proprio dalle politiche statunitensi.

Non è tutto. Sempre secondo il Wp, si starebbe anche negoziando un piano regionale in base a cui i migranti centroamericani dovrebbero cercare asilo nel primo paese in cui entrano dopo aver lasciato le proprie case, di modo che gli Stati uniti potrebbero rispedire ogni guatemalteco in Messico e ogni salvadoregno e honduregno in Guatemala. Nient'altro che una variante della pretesa statunitense - sempre respinta dalle autorità del paese confinante - di imporre al Messico lo status di "paese terzo sicuro" dove rimandare tutti i richiedenti asilo.

Già annunciato invece da parte del governo il blocco dei conti di diverse persone e organizzazioni presumibilmente impegnate nel traffico di migranti e nell'organizzazione di carovane illegali dirette verso gli Stati uniti. Nulla di tutto questo però potrebbe essere sufficiente a placare il presidente Usa, scongiurando l'entrata in vigore, lunedì prossimo, dei dazi - inizialmente del 5%, ma con aumenti progressivi fino al 25% - su tutti i prodotti messicani.

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Claudia Fanti

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