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domenica 1 luglio 2018

Immigrazione - L'analisi di Mario Giro, vice ministro agli Esteri della precedente legislatura.

Profilo Facebook di Mario Giro.
Vice Ministro agli Esteri della precedente legislatura
Al Consiglio europeo di Bruxelles non si è deciso molto e l’Italia è rimasta sola, come avviene da tempo. Non è vero che si è trattato del primo consiglio europeo in cui si discutevano solo ed essenzialmente proposte italiane: ciò accade da anni, si pensi al Migration Compact, alla relocation, al cambio tra Mare Nostrum, Sophia e Themis. Tutte proposte italiane discusse dai partner. 



La destra al governo vuole farci credere di essere la sola ad occuparsi degli italiani: è oggettivamente falso. Quello che è cambiato è lo stile, questo sì: si fa più baccano ma non cambia nulla. 

Tuttavia non mi pare nemmeno il caso di sostenere che prima andava tutto così bene: non era così. L’attacco contro le ONG e gli impedimenti a salvare vite sono iniziati prima di questa fase. Era già ridicolo pensare all’epoca che 14 battelli ONG facessero da pull factor; iper-ridicolo sostenerlo ancora oggi che sono 2 o 3! 

Come dissi quando ero in carica, ripeto ancora oggi: non esiste nessun pull factor se non quello dell’esistenza dell’Europa, così vicina. Dissi anche che si rimandavano le persone all’inferno: oggi lo vediamo in tutta la sua orrida realtà. Di nuovo sfilano sotto i nostri occhi le immagini di bambini affogati... Le maniere di prima erano più gentili, quelle di oggi più aggressive, ma non cambia il tragico risultato. 

L’unico vero cambiamento è che oggi è definitivamente vietato salvare vite umane. Gli altri paesi erano già chiusi: ora è chiusa anche l’Italia. Si afferma lo choc degli egoismi. Ciò pesava e peserà ancor più sulle nostre coscienze, italiane ed europee. Stiamo tradendo la tradizione democratica e umanista italiana ed europea. Siamo tutti in pericolo, iniziando dalla nostra democrazia. 

Ciò che non si volle e non si vuole vedere ancora oggi è che a poche miglia nautiche da noi c’è l’Africa. Non si può affrontare la questione migratoria con l’ossessione degli sbarchi (ormai residui) e senza gli africani. 

Tutti dicevano e dicono che occorre fare qualcosa per l’Africa ma nulla si fa davvero. Si continua solo la politica di prima: quella di trattare con le fazioni libiche che ne approfittano e ci prendono in ostaggio. Senza pace in Libia non ci sarà Stato e quindi non ci saranno veri interlocutori. Considerare la Libia come un problema dei ministeri dell’Interno è un errore politico, commesso prima e ora divenuto esiziale. 
Spero vivamente che la sinistra si renda conto che la politica di ieri era sbagliata: ossessionati dalle migrazioni, rimandando sine die la politica delle quote e negando lo ius soli, la sinistra ha perso l’anima. 

Si è lasciata intimidire dalla destra oggi vincente. Gli elettori si sono chiesti in che cosa credessimo davvero: ci hanno i guardato negli occhi percependo l’ambiguità e non hanno trovato risposta. Così si sono rivolti ad altri. Ora con questa destra è ovviamente peggio, la politica dell’odio ha campo libero senza vergogna. 

Ma c’è una colpa precedente: aver creduto ad una politica di destra fatta coi modi della sinistra. Infatti si è lasciato montare un falso clima di sospetto sulle ONG almeno da un anno e mezzo. Tutto è stato troppo ambiguo: impossibile trattare gli elettori così, pensando che alla fin fine ti daranno retta. La gente vuole chiarezza su ciò che hai dentro. Non c’è nessun maquillage che tenga.

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