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domenica 8 maggio 2016

I 10 luoghi dove essere mamma e’ un inferno

In Terris
Guerre e violenze, assenza dello Stato, povertà e malattie. Nel giorno in cui il mondo celebra la festa della mamma è opportuno ricordare quegli angoli del pianeta in cui essere madri è un inferno quotidiano. 



Una lotta contro discriminazioni, fondamentalismo, pratiche barbare e tentativi di stupro. L’ultimo rapporto di Save The Children sullo “Stato delle madri del mondo” (pubblicato un anno fa) fa delle mamme il simbolo vivente di una terra sempre più divisa tra ricchezza e miseria. 
Da una parte Paesi come Finlandia, Norvegia, Islanda e Danimarca dove Stato sociale e politiche familiari rendono sempre più agevole il “mestiere” più bello e naturale che esista. Dall’altra le tribolazioni perpetue di milioni di donne del Terzo mondo, soprattutto africane, costrette sopravvivere insieme ai propri bambini in condizioni spesso disumane.

Ecco dunque i 10 posti in cui essere madri è più difficile

  1. Somalia: Due decenni di guerra civile hanno reso questo Paese il peggiore al mondo in cui essere mamme. Lo Stato è debole, mentre le strutture educative e i presidi medici sono allo stremo. Le violenze contro donne e adolescenti sono all’ordine del giorno e le istituzioni sono inabili a interventi decisi. Il male è spesso vissuto come una cosa “normale”. A questo si aggiunge la minaccia islamista rappresentata da Al Shabab, cellula somala di Al Qaeda, responsabile di numerose stragi.
  2. Repubblica Democratica del Congo: Il conflitto tra governo e ribelli, terminato e poi ripreso nel 2008, rende il Paese africano un vero e proprio inferno. La maggior parte delle violenze sono però commesse da bande armate, milizie non governative, ex-militari e gruppi tribali, i quali effettuano incursioni e razzie con conseguenti massacri di civili. C’è poi la malnutrizione che uccide circa 38 mila persone ogni mese. Per le donne è ancora alto il rischio di morte durante il parto e di trasmissione dell’Hiv in gravidanza.
  3. Repubblica Centrafricana: recentemente visitata da Papa Francesco, che vi ha aperto ufficialmente il Giubileo della Misericordia, versa ancora in condizioni drammatiche. Vive una situazione di emergenza sanitaria cronica e prolungata. La crisi politica e la violenza che scuote il paese dal 2013 hanno aggravato la carenza generale di servizi sanitari e il 72 per cento delle strutture sanitarie sono state danneggiate o distrutte. La mortalità infantile raggiunge una quota di circa 93 decessi ogni 1.000 nascite.
  4. Mali: Gli stupri sono quasi all’ordine del giorno. Qualche anno fa centinaia di donne sono scese in piazza a Timbuktu, tenendo per mano le proprie bambine, per protestare contro le violenze sessuali, commesse soprattutto dai gruppi jihadisti. La reazione non si è fatta attendere: pochi giorni dopo molte “mamme coraggio” (questo il nome che venne loro attribuito con ammirazione dagli osservatori occidentali) e le figlie sono state stuprate per rappresaglia. Non solo: le violenze portano a gravidanze indesiderate che rendono sempre più frequente l’infanticidio.
  5. Niger: Nel 2012 era in cima alla classifica alla classifica di Save The Children dei posti peggiori dove essere madri. L’aver perso 5 posizioni non è indice, però, di un miglioramento sensibile. Circa una mamma su 16 muore di parto. Le donne, in generale, devono combattere contro povertà, malattie, discriminazione ed esclusione sociale. Il Paese è anche oggetti degli attacchi di Boko Haram, che spesso ricorre alla violenza sessuale.
  6. Gambia: Dal 2015 è diventato una “Repubblica Islamica”, come Iran e Afghanistan, con tutto quello che può conseguirne sulle condizioni delle mamme e delle donne in generale. Di recente è stata scoraggiata la pratica dell’infibulazione e delle altre mutilazioni genitani femminili. Il tasso di mortalità infantile raggiunge una media di 72 decessi entro il primo anno di vita ogni 1000 nati.
  7. Costa d’Avorio: Recentemente sono stati avviati dei programmi internazionali per combattere la mortalità di neonati e partorienti. Elevato il numero di mamme adolescenti (tra i 13 e i 19 anni anni). Le donne in Costa D’Avorio devono poi fronteggiare malattie (l’Ebola a fine 2014 ha fatto strage nel Paese) e violenze da parte dei gruppi fondamentalisti.
  8. Ciad: E’ uno dei Paesi più poveri del mondo, dove solo il 28% della popolazione adulta, sa leggere e scrivere. Una mamma priva di cultura è una donna che non saprà provvedere pienamente ai bisogni dei propri figli. Nel Ciad, come in Niger, è attivo Boko Haram e diversi attacchi terroristici sono stati compiuti da donne kamikaze.
  9. Guinea Bissau: E’ tra le prime nazioni per tasso di mortalità materna che si concentra soprattutto nella regione orientale. Questo è dovuto alla carenza di strutture sanitarie, spesso lontane dai piccoli villaggi, in cui vivono decine di mamme.
  10. Sierra Leone e Haiti: Secondo Save the Children condividono la stessa posizione. La Sierra Leone dopo l’epidemia di Ebola e le conseguenze di una lunga guerra civile deve fare i conti con il più alto tasso di mortalità materna, con 3.100 donne che muoiono ogni anno per complicazioni legate al parto. Haiti è l’unico Paese non africano inserito tra i 10 peggiori in cui essere madri. L’isola risente ancora delle conseguenze del terremoto del 2010. Dare alla luce un figlio è difficile, così come crescerlo ed educarlo.
Non c’è solo Africa, ovviamente. Il rapporto parla anche delle condizioni drammatiche vissute dalle mamme di Bangladesh, Cambogia, India, Perù e Vietnam e Zimbabwe, dove il tasso di mortalità delle partorienti e dei neonati è ancora alto.

Il caso italiano: L’Italia è lontana anni luce dagli inferni di cui abbiamo parlato. Eppure, secondo un altro rapporto di Save The Children, le mamme sono costrette a un difficile equilibrismo tra la scelta di maternità e il carico dovuto alle cure familiari, ancora molto sbilanciato sulle loro spalle e reso ancor più gravoso dalla carenza di servizi di sostegno sul territorio, facendo al tempo stesso i conti con un mercato del lavoro che le penalizza a priori in quanto donne e diventa un problema ancora più grande quando arrivano i figli. 

La classifica delle regioni che mostrano condizioni più favorevoli alla maternità vede ai primi posti solo regioni del nord, mentre gli ultimi posti sono tutti riservati alle regioni del sud. Le peggiori, a seconda dell’indicatore preso in considerazione, sono Calabria e Campania, dove, troppo spesso, lo Stato è assente.

di Francesco Volpi

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