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giovedì 4 aprile 2019

No alla violenza di Torre Maura, risolviamo in altro modo i problemi delle periferie

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Non si può giustificare l'assedio di Torre Maura contro 77 persone, di cui 33 bambini nati e cresciuti a Roma. Persone che non arrivavano certo dalla luna, ma da una struttura a soli 3 km da lì. Sono rom, vero. E allora? Prima di ogni altra cosa sono persone, uomini, donne, bambini (tanti).


"Ma i cittadini delle periferie sono esasperati". Vero (tralasciando il fatto che a Roma siamo un po' tutti esasperati). Ma sono davvero quelle 77 persone il problema delle periferie (e di Torre Maura)? I cittadini delle periferie hanno tanti problemi. Vero.


La mancanza di lavoro; la carenza di infrastrutture; la diffusione massiccia della droga; l'evasione scolastica che condanna le nuove generazioni all'irrilevanza; la poca sicurezza; la scarsa coesione sociale; il dramma della solitudine; la crescente marginalità.

Problemi seri, profondi, diffusi. Ma dinanzi a questi problemi (grandi) ritengo che sia necessario cambiare paradigma: se questo stato di cose produce voglia di mobilitazione, andiamo tutti con i cittadini di Torre Maura (e di qualunque periferia) a manifestare nelle sedi necessarie per chiedere e ottenere diritti per tutti.

Non sarà certo l'assedio a 77 persone, né tanto meno sdoganare metodi violenti e razzisti di gruppi neofascisti, conditi dal gesto vergognoso di calpestare il cibo, a migliorare la vita dei cittadini delle periferie. Renderà solo la nostra città più barbara e violenta.

Proviamo a immedesimarci con uno dei 77, proviamo a immaginare un vostro figlio asserragliato in un palazzo con intorno cassonetti e auto dati alle fiamme, senza poter mangiare. I rom non sono "altri" da noi. Come non lo sono gli anziani, i bambini e tutti gli altri abitanti della nostra città, anche se in condizione sociale, economica, di salute o cittadinanza diversa da noi.

A Roma ci sono 12mila famiglie in lista per le case popolari, circa 7/8 mila persone in occupazioni, 6mila nei campi rom, 3mila senzatetto, 3mila in emergenza abitativa; senza parlare di chi è in sofferenza abitativa: sotto sfratto, ospite, fuori sede. Una città nella città.

Ripartiamo dalla tutela dei diritti. Perché lo stato delle periferie dimostra che dire "a lui no, a me sì", non aggiunge niente a me e provoca solo il regresso dei diritti di tutti.

Paolo Ciani

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