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lunedì 29 aprile 2019

Sutera, nel borgo siciliano dell’accoglienza, bruciato il pulmino simbolo dell’accoglienza dei migranti

Vita
Il paese della Sicilia è un simbolo dell’accoglienza: svuotato negli anni dalla popolazione locale a rigenerarlo sono state in parte famiglie di immigrati destinatarie di un progetto di Sprar diffuso. Il mezzo era impiegato in diverse attività, tra cui il servizio per raggiungere la scuola.


Chiunque abbia visto passare quel pulmino tra le strade e i vicoli di Sutera, in provincia di Caltanissetta, sapeva che quello era più di un semplice mezzo di trasporto.

Perché qui, in questo borgo di poco più di 1400 anime, nell’entroterra della Sicilia, le case erano rimaste disabitate a causa di una massiccia immigrazione da parte della popolazione locale. Un paese che rischiava di diventare un paese fantasma fino a quando nel 2014 il comune di Sutera con l’associazione I Girasoli hanno ideato un progetto di Sprar diffuso affidando le case inabitate a una ventina di famiglie di immigrati che di fatto hanno rigenerato il borgo, donandogli una nuova vita.

Quel pulmino che la notte di Pasqua è stato completamente bruciato serviva ai migranti che tutti i giorni con quel mezzo raggiungevano la scuola che loro stessi hanno salvato perché altrimenti l’edificio sarebbe stato costretto a chiudere per “carenza di studenti”. E serviva anche per altre attività, come andare in piscina o al mare. 

Quel pulmino nove posti con i suoi seggioloni per i più piccoli, simbolo dell’accoglienza, è ora uno scheletro: «Accanto è stata trovata una grossa pietra, chi ha bruciato il nostro mezzo ha spaccato prima il parabrezza. Siamo sgomenti, è stato come un fulmine a ciel sereno, nessuno di noi se lo aspettava», racconta Calogero Santoro, presidente dell’associazione I Girasoli che sin dalla strage di Lampedusa dell’ottobre 2013 è impegnata in progetti di accoglienza a Sutera, ma anche nei paesi limitrofi

«Dai primi accertamenti da parte delle forze dell’ordine si è capito subito che si è trattato di un incendio doloso, ma è ancora troppo presto per sapere chi è stato. Se sia stato un gesto di stampo mafioso o di matrice razzista è difficile dirlo, ma sicuramente è stato un atto grave per ciò che il pulmino rappresentava e il clima di divisione verso i migranti che oggi c’è in Italia è diventato purtroppo un dato di fatto. Noi non vogliamo che a vincere sia la paura, anzi questo gesto ci dà maggiore forza per andare avanti», continua Santoro.

Davanti al vile attacco allo Sprar di Sutera, la solidarietà di una parte dell’associazionismo e degli abitanti di Sutera non si è fatta attendere: «In tre giorni abbiamo già raggiunto un centinaio di donazioni, ma la cifra che riusciremo a raggiungere non è importante. Tra i gesti di vicinanza che più ci hanno colpito c’è quello di una famiglia pakistana, tra i destinatari del progetto, che ha messo 50 euro per poter ricomprare il pulmino e grande vicinanza è stata dimostrata dai ragazzi dell’Emmaus di Palermo con cui condividiamo alcuni progetti».

L’associazione I Girasoli ha lanciato una raccolta fondi su Gofundme: "Noi siamo di più, un nuovo pulmino per Sutera".

Nonostante il pulmino sia stato dato interamente alle fiamme gli operatori si sono organizzati con altri mezzi per garantire i servizi alle famiglie di migranti. «Nell’emergenza ci siamo attrezzati con un altro pulmino che era destinato a un altro progetto, noi non ci fermiamo» conclude il presidente dell’associazione I Girasoli, mentre le famiglie del progetto Sprar aspetteranno come sempre il loro amato pulmino.

Alessandro Puglia

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