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venerdì 5 aprile 2019

Migranti climatici - Non si scappa solo dalla guerra. 143 milioni di persone costrette a migrare entro il 2050 per il cambiamento del clima.

Linkiesta
Entro il 2050 saranno almeno 143 milioni le persone costrette a migrare per via del cambiamento climatico. Ma azioni coraggiose e globali per ridurre l'effetto serra potrebbero ridurre queste cifre dell’80%. Bisogna rendersi conto che non si scappa solo dalla guerra, ma anche dal clima.




Un anno fa la Banca Mondiale pubblicava un report sul tema della migrazione forzata provocata dal cambiamento climatico. Il report ad oggi rappresenta “lo studio più completo che analizza il nesso fra impatto di fenomeni legati al cambiamento climatico nel lungo periodo, schemi migratori interni e crescita nelle tre aree mondiali in via di sviluppo: Africa Sub-Sahariana, Asia del Sud ed America Latina”.

In base alle previsioni, si stima che entro il 2050 saranno almeno 143 milioni le persone costrette a spostarsi all’interno del proprio paese per ragioni legate al cambiamento climatico. Di questi 143 milioni, oltre la metà - 86 milioni almeno - saranno in Africa Sub-sahariana, area che soffre ormai da decenni fenomeni quali siccità e carestie ricorrenti, desertificazione e degrado del suolo, scarsità di acqua e piogge insufficienti. I restanti 40 e 17 milioni sarebbero ripartiti rispettivamente fra Asia del Sud e America Latina.

Questi spostamenti peseranno ancora di più su aree già compromesse ed eroderanno le risorse di aree vulnerabili al clima, innescando un circolo vizioso cui di fatto assistiamo già oggi. Eppure, secondo i relatori, ci sarebbe una speranza: con azioni coraggiose e globali per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra queste cifre potrebbero ridursi dell’80%.

Ma, queste azioni coraggiose da chi dovrebbero arrivare se i leader mondiali sembrano ignorare deliberatamente la questione del cambiamento climatico? Se gli allarmi degli scienziati e gli appelli delle Nazioni Unite rimangono inascoltati dai decisori politici, come si tuteleranno i diritti di chi è costretto a migrare per ragioni climatiche?

Probabilmente non si tuteleranno. La questione dei rifugiati o migranti ambientali continua a dividere perfino sulla stessa denominazione e chi si oppone a parlare di “profughi” o “rifugiati” si rifà soprattutto alla Convenzione di Ginevra del 1951 dove manca qualsiasi tipo di riferimento alla questione climatica nella definizione dello status di rifugiato. Di contro, però, non si può negare che il cambiamento climatico inneschi sanguinosi conflitti per le risorse, tanto che sono le stesse Nazioni Uniti a riconoscere al peacekeeping una missione specifica relativa alle controversie sulle risorse.

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