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martedì 23 aprile 2019

Guerra in Libia. Centri di detenzione sotto tiro: primi trasferimenti di migranti dell'UNHCR verso il Niger. Porte chiuse in Europa

Il Manifesto
Migranti in trappola. Con l'intensificarsi dei combattimenti intorno a Tripoli l'Agenzia per i rifugiati delle Nazioni unite (Unhcr) è riuscita a trasferire 163 rifugiati dalla Libia al Niger. Si tratta del primo volo di questo tipo da quando, due settimane fa, è iniziata la battaglia a sud della capitale libica. L'operazione è stata coordinato da Unhcr con il ministero degli Interni libico e le autorità del Niger.
Impresa non facile, che ha comportato prima il rilascio dei rifugiati dai centri di detenzione, poi il trasferimento nel punto di raccolta dell'Unhcr nel centro di Tripoli e quindi il trasferimento in Niger. 

Tutti gli sfollati, tra cui dozzine di donne e bambini risiedevano nei due centri di Abu Selim, sobborgo di Tripoli colpito nei giorni scorsi da missili Grad che hanno causato la morte di 7 civili e almeno 35 feriti, e Ain Zara, anch'esso sotto intensi bombardamenti e al centro del fronte. 

Data la situazione non c'è stata alternativa all'evacuazione, come ha spiegato l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi: "Le evacuazioni umanitarie rappresentano una linea di difesa della vita per i rifugiati la cui esistenza in Libia è in grave pericolo".

Apprezzata e positiva "la solidarietà del Niger nel ricevere i rifugiati, ma - prosegue Grandi - il Niger non può farlo da solo. Ci deve essere una responsabilità condivisa e abbiamo bisogno che altri Paesi si facciano avanti per dare una mano e aiutare a portare in salvo i rifugiati più vulnerabili". 

Prosegue nel contempo il trasferimento dai centri di detenzione più prossimi al fronte ad altri in zone della Libia più sicure, 539 persone sono state spostate negli ultimi dieci giorni. Tuttavia resta forte la preoccupazione per più di 3.000 rifugiati e migranti che restano intrappolati in centri prossimi alle zone di guerra, in particolare nei centri di detenzione di Qasr Bin Ghasheer, Al Sabaa e Tajoura. Ne consegue un misto di preoccupazione e un appello urgente ad altri Paesi della comunità internazionale perché seguano l'esempio del Niger.

Fabrizio Floris

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