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lunedì 1 aprile 2019

L'odissea di Omar, immigrato zero del decreto Salvini. Da richiedente asilo a "clandestino" condannato e espulso ma che resta in Italia

La Repubblica
"Ero regolarmente in Italia. Mentre ora, grazie alla nuova legge, sono un clandestino". Questa è la storia di Omar Jallow, 27 anni, l'immigrato zero del decreto Salvini. Il primo a cui sono state applicate le nuove norme volute dal ministro degli Interni che, tra le altre cose, prevedono l'immediato rimpatrio dei richiedenti asilo che commettono un reato nel nostro Paese.


La storia di Omar dimostra che nel meccanismo c'è qualcosa che non torna: oggi Jallow è ancora in Italia, come prima del suo arresto. Prima però era un richiedente asilo. Oggi, invece, un clandestino. Con un decreto di espulsione in tasca "e senza i soldi per tornare nel mio Paese" spiega lui, attraverso il suo avvocato, Nicola Totaro. La storia comincia il 5 ottobre scorso.

Omar, gambiano, lavora nei campi della Daunia e vive a Borgo Mezzanone, il maxi ghetto alle porte di Foggia. È a bordo di un auto che usa per andare a lavorare. Non si ferma a un posto di blocco della polizia stradale, prova a scappare: non ha l'assicurazione, attende una decisione sul suo permesso di soggiorno, ha paura.

Ne segue una fuga breve e una colluttazione con i due agenti che, per fermarlo, lo ammanettano anche alla ruota della volante. Jallow viene arrestato con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate. Il 9 ottobre viene processato per direttissima a Foggia: il pm chiede tre anni e 4 mesi di reclusione. Il giudice, anche perché l'uomo è incensurato, lo condanna a un anno. Il 15 ottobre il ministro Salvini scrive trionfale su Facebook: "La giornata comincia bene. Prima applicazione del #DecretoSalvini!

Il gambiano Omar Jallow, vari precedenti penali, l'altro giorno a Foggia non si era fermato all'alt ma aveva cercato di investire un poliziotto. Era un "richiedente asilo", che aveva avuto la protezione umanitaria grazie a un ricorso alla magistratura. Dopo il nostro decreto, è stato subito convocato in Commissione: protezione negata! E adesso, come giusto, si potrà espellere! Fuori dall'Italia questi delinquenti, dalle parole ai fatti".

Omar dunque si può espellere. Viene trasferito da Foggia in un carcere calabrese dove gli viene comunicata la decisione della commissione. "La notificano a lui - spiega l'avvocato - che inspiegabilmente e improvvisamente è stato trasferito. E non a me: non riusciamo, come avremmo potuto, fare ricorso". Lo fanno invece, per la condanna penale, e il giudice d'Appello la riduce: cinque mesi e pena sospesa. Omar il 27 febbraio è scarcerato.

Il suo permesso di soggiorno non esiste più. E così il 6 marzo viene fermato a Foggia e trasferito al Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza. Deve essere espulso. Il giudice di pace di Potenza però non è d'accordo: il 6 marzo Jallow è libero perché non gli viene convalidato il trattenimento nel Cpr. Su ordine del questore, dovrà lasciare l'Italia entro sette giorni. "Anche se volessi non potrei: dove vado? Con che soldi?" dice al suo avvocato Omar, il nuovo clandestino.
Giuliano Foschini

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