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martedì 9 aprile 2019

Inferno-Libia, Tripoli: civili, migranti e rifugiati intrappolati nelle aree dei combattimenti

La Repubblica
l report di Medici Senza Frontiere. L'impossibilità di aiutare chi è indotto a scappare e chi vorrebbe farlo, ma non può perché detenuto con la sola colpa di essere un emigrante.

Le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) segnala che ci sono molti civili intrappolati nei combattimenti in corso a Tripoli, compresi centinaia di migranti e rifugiati bloccati nei centri di detenzione. Sono ormai migliaia le persone che abitano nelle aree del conflitto costrette alla fuga in altre zone della città. 

Ma i migranti bloccati nei centri non hanno alcuna possibilità di fuga. Questa, in estrema sintesi la testimonianza di Craig Kenzie, capoprogetto delle operazioni MSF a Tripoli: “Siamo molto preoccupati per tutta questa gente": quella indotta a scappare e quella che vorrebbe farlo, ma non può perché detenuta con la sola colpa di essere un emigrante.

L'impossibilità di poter dare aiuto. Anche in periodi di relativa calma, migranti e rifugiati trattenuti nei centri di detenzione sono costretti a condizioni pericolose e degradanti che hanno impatti negativi sulla loro salute fisica e mentale. Il conflitto ha reso queste persone ancora più vulnerabili e ha drasticamente ridotto la capacità della comunità umanitaria di fornire una risposta salvavita tempestiva e garantire evacuazioni urgentemente necessarie. Il centro di detenzione di Ain Zara, dove pochi giorni fa il segretario generale delle Nazioni Unite ha constatato “la sofferenza e la disperazione” di rifugiati e migranti, si trova ora nel pieno degli scontri, con quasi 600 persone vulnerabili, compresi donne e bambini, intrappolate al suo interno.Testimonianze arrivate da un altro centro suggeriscono che alcune persone vengano costrette a lavorare per i gruppi armati.

E' urgente un'evacuazione generale. MSF chiede che tutti i rifugiati e migranti detenuti in Libia siano evacuati dalle zone a rischio appena possibile e, in attesa del loro rilascio, che vengano garantiti la loro sicurezza e i loro bisogni essenziali. È la terza volta negli ultimi sette mesi che a Tripoli scoppiano combattimenti, eppure molte delle persone trattenute nei centri sono lì a causa delle politiche degli stati membri europei, che permettono alla guardia costiera libica di intercettare migranti e rifugiati in mare e riportarli forzatamente in Libia, in violazione del diritto internazionale. Il conflitto attuale non fa che evidenziare ancora una volta che la Libia non è un porto sicuro dove la protezione di migranti e rifugiati possa essere garantita”.

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