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sabato 6 aprile 2019

Italia - Morte in carcere. Un decesso ogni 3 giorni. Un suicidio a settimana.

Dimano Press
Nelle carceri continua a morire una persona ogni tre giorni. È così da vent’anni, un arco di tempo durante il quale più di mille detenuti si sono tolti la vita. Eppure, le condizioni in cui versa il sistema penitenziario italiano dovrebbero essere ben conosciute dai parlamentari, se non altro perché i deputati lo scorso 27 marzo hanno ricevuto la mappa completa e aggiornata in 400 pagine della reclusione italiana, cioè, la relazione annuale sulla detenzione (del 2018) che il Garante Nazionale Detenuti, Mauro Palma, ha presentato al Parlamento.


Un suicidio alla settimana. Un morto, per le cause più disparate, ogni tre giorni. Sono i numeri, le cifre fredde dei decessi nelle celle italiane, nei primi tre mesi del 2019. 

È un bollettino di guerra che si continua ad aggiornare, di anno in anno. Come ha rilevato in vent’anni di attività l’Osservatorio sulle carceri Ristretti Orizzonti nei penitenziari italiani si muore costantemente, «a causa dell’assistenza sanitaria disastrata, per overdose, per la volontà del detenuto di togliersi la vita, o, in alcuni casi, accade anche che qualcuno di loro muoia per cause e in circostanze, non del tutto chiare». Il centro studi di Padova ha calcolato che dal 1990 a oggi sono decedute in carcere 2915 persone (i dati sono aggiornati a ieri) e, tra questi, più di un terzo sono stati classificati come suicidi

Nel carcere di Viterbo si muore spesso. L’ultimo decesso in cella è avvenuto qualche giorno fa, lo scorso 29 marzo, nel carcere di Viterbo. Si è trattato di un omicidio; come le cronache hanno riferito «un detenuto indiano, già arrestato lo scorso febbraio per tentato omicidio, ha ucciso un altro detenuto, un uomo italiano di 61 anni, suo compagno di cella, dopo averlo colpito con uno sgabello. La lite sarebbe scoppiata per futili motivi». E in riferimento all’episodio, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini era intervenuto subito con una nota stampa, annunciando di «aver chiesto l’invio delle relazioni di servizio, al fine di poter ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e valutare eventuali profili di responsabilità da parte del personale».

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Gaetano De Monte

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