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martedì 9 gennaio 2018

La guerra in Siria non è finita, l’offensiva su Idlib, migliaia di civili in fuga

Corriere della Sera
Continuano gli attacchi di Damasco contro la roccaforte dell’opposizione del nord del Paese iniziati a Natale. La Mezzaluna Rossa: almeno 100 mila persone coinvolte. Si teme una nuova emergenza umanitaria.


Migliaia di persone in fuga nel nord della Siria. Le forze di Damasco e le milizie loro alleate hanno iniziato un’offensiva sulla zona di Idlib, nel nord-ovest, la più grande in Siria ancora in mano ai ribelli anti-regime, dopo la recente dichiarazione della sconfitta dell’Isis. Come risultato, migliaia di civili sono ora in fuga verso nord, verso il confine turco mentre le temperature sono particolarmente rigide. Secondo la Mezzaluna Rossa sono coinvolte almeno 100 mila persone.

Settimana scorsa il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov aveva annunciato l’operazione. Particolare preoccupazione destano i rischi per la popolazione civile. La zona è abitata da 2 milioni di siriani cui si vanno ad aggiungere gli sfollati provenienti da altre parti del Paese.

Negli ultimi due mesi le truppe di Damasco sostenute dai raid russe hanno catturato più di 80 villaggi e cittadine nella regione. L’offensiva è diventata particolarmente cruenta a partire dal giorno di Natale, quando il comando delle operazioni è stato preso dal generale Suheil al-Hassan, ribattezzato Tiger, considerato uno dei più feroci nella battaglia alle forze ribelli e l'artefice della sconfitta dell'Isis a Deir el Zor. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani dal 25 dicembre sono morti 43 civili, 57 ribelli e 46 soldati.

L'intervento del Cremlino a fianco dell'alleato Bashar el Assad ha avuto un forte impatto sull'andamento del conflitto dal settembre del 2015. Il regime è tornato a controllare il 55% del territorio, anche se è evidente come la guerra non sia finita. Assad ha accolto la proposta russa, turca e iraniana di organizzare un vertice di pace per la fine del mese a Sochi. Decine di gruppi ribelli, però, hanno già fatto sapere che non prenderanno parte a questo tentativo di "aggirare il processo di Ginevra" sotto l'egida dell'ONU, anche se questo non ha ancora dato risultati apprezzabili.

Marta Serafini

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