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giovedì 25 gennaio 2018

Contro Trump la rivolta dei sindaci. De Blasio: "No al nuovo attacco razzista alle nostre comunità di immigrati"

La Repubblica
Da New York a Chicago, da New Orleans a Los Angeles, gli amministratori disertano l'incontro alla Casa Bianca contro l'intenzione di Trump di tagliare fondi alle "città santuario" che proteggono le identità dei clandestini. Si presentano solo i texani. Più volte il primo cittadino di New York ha definito il presidente "un disastro"
Bill de Blasio, sindaco di New York (reuters)
New York - La rivolta dei sindaci americani contro Donald Trump: dal primo cittadino di New York, Bill de Blasio al collega che guida New Orleans, Mitch Landrieu, che è anche capo della conferenza dei sindaci, a decine hanno deciso di boicottare l'incontro previsto per oggi alla Casa Bianca che sarebbe dovuto servire a rilanciare le infrastrutture del paese e onorare una delle promesse fatte da The Donald in campagna elettorale.

Una presa di posizione forte presa per protestare contro l'intenzione dell'amministrazione Trump di tagliare fondi alle "città santuario", quelle municipalità che hanno scelto di proteggere le identità dei clandestini contenute nei loro registri, rifiutando di consegnarli agli agenti federali per evitarne i rimpatri. Così, all'appuntamento che doveva precedere la partenza del presidente per Davos previsto per questa sera, alla fine si sono presentati solo i sindaci texani - Mike Rawlings di Dallas per primo. Tanto più che il Texas non sarà toccato dal provvedimento visto che non ha città santuario ed è uno stato rosso (cioè repubblicano) che ha scelto per l'ultima volta un democratico nel lontano 1976, quando fu vinto da Jimmy Carter.

È stato proprio de Blasio, che ha appena giurato per il suo secondo mandato come sindaco della Grande Mela, a cancellare per primo la sua partecipazione nonostante fosse già arrivato a Washington, annunciandolo su Twitter: "Non intendo incontrare Donald Trump dopo che il Dipartimento di Giustizia si è reso responsabile di un nuovo attacco razzista alle nostre comunità di immigrati".

Una decisione che arriva in un momento molto delicato, nel pieno dei negoziati sulla questione dei dreamers, i figli dei clandestini arrivati in America da bambini, tornata sul tavolo delle trattative dopo l'accordo bipartisan per sospendere lo shutdown stretto lunedì.

E pazienza se più d un osservatore legge l'attivismo del sindaco di New York, che ha 56 anni, come un modo per tastare il terreno di una possibile candidatura alle presidenziali del 2020. Di certo de Blasio non è nuovo agli scontri con il concittadino Trump, definito in più di un occasione "un disastro" e contro il quale ha sfilato anche sabato, partecipando con la moglie afroamericana Chiraine alla marcia delle donne indetta in occasione del primo anniverasio di Trump presidente.

La Casa Bianca si è definita delusa della scarsa partecipazione di sindaci, dopo che anche i primi cittadini di altre importanti città come Chicago a Los Angeles hanno scelto di non farsi vedere. Ma la presenza dei sindaci di Fort Worth, Denton, Arlington e altre città texane hanno permesso di dire che l'incontro è stato comunque un successo: "Non hanno potuto impedirlo, visto che non erano loro ad organizzarlo" come ha detto la portavoce della Casa Bianca, Lindsay Walters.

"Quando il Presidente s'impegnerà a partecipare ad un'onesta conversazione sul futuro del paese saremo onorati di incontrarlo" ha commentato il primo cittadino di New Orleans, Landrieu, parlando anche a nome degli altri colleghi. "Fino ad allora lavoreremo per assicurare la sicurezza di tutti i cittadini, comprese le comunità di migranti. E lo faremo con o senza l'aiuto di Washington".

Anna Lombardi

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