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martedì 30 gennaio 2018

Rifugiati climatici, potrebbero arrivare a 1 miliardo entro il 2050

EBMeteo
Eventi meteorologici estremi, riscaldamento globale e innalzamento del livello marino potrebbero costringere un miliardo di persone a spostarsi dalle loro zone entro il 2050.

Ogni giorno sentiamo parlare di rifugiati politici, coloro che scappano dalle politiche dei loro paesi perché in pericolo di vita e cercano riparo in zone socialmente più sane. Ma i rifugiati climatici chi sono? Sono persone normali, come tutti noi, costrette ad abbandonare il posto in cui hanno sempre vissuto, perché compromesso dai cambiamenti climatici.

Il termine è nato anni fa in riferimento ad alcuni insediamenti di nativi americaniminacciati dall'innalzamento del livello marino e non è stato ancora accettato ufficialmente tanto che L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (International Organization for Migration - IOM) preferisce parlare ancora di "migranti ambientali". 

I primi rifugiati climatici del mondo sono stati gli abitanti dell'isola di Jean Charles, vicino alle coste della Lousiana che in 50 anni ha perso il 98% della sua superficie. Stessa sorte è toccata agli abitanti dell'isola di Saricef in Alaska dove il mare continua ad avanzare rosicchiando pezzo dopo pezzo tutta la terra. Sono numeri ancora piccoli, parliamo di poche centinaia di persone ma se all'innalzamento marino aggiungiamo le altre calamità climatiche come gli eventi meteorologici estremi e le siccità i numeri diventano migliaia di volte maggiori.
In un rapporto di Oxfam International, si legge che tra gennaio e settembre del 2017, ben 15 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case per fuggire da eventi meteo estremi: di questi, in 14 milioni provenivano da Paesi a basso reddito. 

Tra il 2008 e il 2016, in media, i rifugiati climatici sono stati 21,8 milioni l'anno. Tra i Paesi più colpiti il Bangladesh, l'India e il Nepal, che lo scorso agosto hanno subito rovinose inondazioni, che hanno colpito 43 milioni di persone e prodotto oltre 1200 vittime. 

Ma anche le piccole isole del Pacifico, con i cicloni Pape e Winston del 2015, che nelle Isole Fiji hanno messo in fuga 55 mila persone, e ridotto del 20% il prodotto interno lordo nazionale. 

In un rapporto pubblicato recentemente, i ricercatori del FMI hanno esaminato i legami tra eventi atmosferici estremi e migrazioni in più di 100 paesi in un intervallo di tempo di oltre tre decenni. Hanno scoperto che un aumento della temperatura e una maggiore incidenza di disastri meteorologici aumentano le percentuali di emigrazione. 
Petia Topalova, ricercatrice del FMI e autrice del report, descrive la migrazione come una strategia di adattamento per famiglie colpite da shock climatici, predicendo che in futuro potrebbero verificarsi flussi migratori sempre più consistenti. Nel 2050 i rifugiati climatici potrebbero arrivare all'incredibile cifra di 1 miliardo!

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